Cosa sapere su anoressia e altri disturbi dell’alimentazione?

Oggi è sempre più comune affrontare i temi dell’anoressia e dei disturbi dell’alimentazione in generale.
In un passato abbastanza recente, tuttavia, si tendeva a parlare raramente di queste condizioni come un problema, amplificando la magnitudine dei rischi che i disturbi dell’alimentazione provocano sulla salute delle persone. 

Sul sito dell’Istituto Superiore di Sanità dedicato ai disturbi alimentari si legge:

La dipendenza da cibo è una dipendenza comportamentale caratterizzata dal consumo compulsivo di cibi, tendenzialmente ricchi di grassi e zuccheri, che vanno ad attivare il sistema di gratificazione. I conseguenti disturbi della nutrizione e dell’alimentazione, quali anoressia, bulimia nervosa, disturbo da alimentazione incontrollata (binge eating) sono un problema di sanità pubblica di crescente importanza per la loro diffusione, per l’esordio sempre più precoce e per l’eziologia multifattoriale complessa

Sono stati fatti notevoli passi avanti per dare una consistenza medica a queste condizioni che possono portare a esiti gravi per le persone che ne sono affette. Ad esempio, secondo la American Psichiatric Association, l’anoressia è una delle condizioni più preoccupanti:

“Anorexia has the highest mortality of any psychiatric diagnosis other than opioid use disorder and can be a very serious condition”.

L’anoressia ha la mortalità più alta di qualsiasi diagnosi psichiatrica diversa dal disturbo da uso di droghe a base di oppiacei. Ciò significa che può essere una condizione fisica e psichica molto grave. Ma non è l’unica. Di cosa stiamo parlando esattamente?

Disturbi alimentari: cosa sono, sindromi principali

Con il termine disturbi alimentari intendiamo una serie di manifestazioni che incidono sulla buona relazione con il cibo. Questi problemi incidono sulla quantità e/o sulla qualità della propria dieta alimentare forzando a privarsi del cibo o ad assumerlo in modo disordinato.

Attualmente possiamo dire che i disordini alimentari rappresentano un’emergenza mondiale che interessa trasversalmente intere popolazioni, nazioni e continenti. Secondo l’ISS:

“Questi disturbi possono manifestarsi in persone di diverse età, sesso, provenienza sociale, ma sono solitamente più comuni in giovani donne in età compresa tra i 15 e i 25 anni”.

Tra i principali disturbi alimentari troviamo sicuramente l’anoressia, ovvero l’auto-privazione del cibo attraverso digiuno o rigetto, e la bulimia nervosa dove si alternano cibi ipocalorici con grandi abusi di quelli che possono essere identificati come “cibi proibiti”. 

Questa condizione spesso si incrocia con il Binge Eating Disorder, un disturbo alimentare in cui le persone manifestano casi di alimentazione incontrollata in cui consumano grandi quantità di cibo in un breve periodo. Per poi sentirsi in colpa del proprio comportamento.

Possibili cause dei disordini alimentari

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Le cause di questi disturbi possono essere diverse.
Spesso anoressia e bulimia – ma anche altri disordini alimentari come quello noto come PICA in cui il soggetto mangia, in modo ripetitivo, qualcosa che non ha alcun valore alimentare – si legano a un passato traumatico come una violenza sessuale subita, un abuso o una non accettazione all’interno della famiglia.

Altre cause possono essere legate a pressioni eccessive rispetto a determinati risultati, influenze negative da parte di familiari o dal gruppo dei pari, problemi scolastici.

In realtà è difficile giungere a una possibile causa del singolo disturbo alimentare e anche i sintomi possono essere differenti. Anche per questo è molto importante consultare un medico specializzato e uno psicologo per raggiungere una diagnosi precisa.

In generale, e semplificando molto, i disturbi alimentari possono essere provocati da una reazione inconscia della persona che, controllando in maniera disfunzionale la propria alimentazione, cerca di avere una sorta di controllo anche sui problemi esterni che la attanagliano.

Un’altra concausa legata alla genesi dei disturbi alimentari può consistere anche nella derisione derivante dalla propria condizione fisica, il cosiddetto body shaming (ne abbiamo parlato in un altro articolo).

In un passaggio parlamentare dedicato al Disegno di Legge contro il body shaming, si legge: il body shaming grava fortemente sulla autostima delle persone e incide sull’aumento degli stati d’ansia. Queste dinamiche conducono spesso a problematiche ancora più gravi soprattutto tra gli adolescenti. Body shaming e fat shaming possono portare alcuni a soffrire di bulimia, di anoressia o di depressione, che possono degenerare e spingere persino al suicidio.

Disturbi dell’alimentazione e Covid-19

Come sempre accade in questi casi, il pensiero va subito alle implicazioni tra disturbi dell’alimentazione e nuovo Coronavirus. Come cambia lo scenario? Ci sono variazioni?

Di sicuro chi si occupa di anoressia, bulimia nervosa e altri disturbi dell’alimentazione -come anche il il binge eating- può notare un peggioramento delle condizioni generali soprattutto a causa delle condizioni correlate alle misure di contenimento della grave pandemia. 

In particolar modo il lockdown e la necessità di rimanere a casa, per quanto siano misure necessarie per evitare il contagio, si collegano al rischio di ricaduta, peggioramento e comparsa ex novo di problemi legati all’alimentazione. Come suggerisce l’ISS:

“La paura di infezione e l’isolamento sociale possono aumentare il rischio di ricaduta o peggiorare i disturbi dell’alimentazione. Le imposizioni suscitano in queste persone disagio e rabbia e incrementano il desiderio di non rispettare le regole”.

Il problema non è legato solo al fatto che l’isolamento allontana possibilità di svolgere una vita normale, con attività fisica e impegni di lavoro, ma costringe le persone a rimanere per molto tempo a contatto con grandi scorte di cibo. Ma anche con il timore, la rabbia, la paura.

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Tutto questo ha una grande influenza con la psiche di chi soffre di anoressia e altri disturbi dell’alimentazione. Senza dimenticare che queste condizioni possono aumentare la probabilità di contagio e la probabilità di sviluppare un quadro clinico grave.

“Patients with COVID-19 with underweight had a 20% (95% CI = 16%–25%) higher risk for hospitalization than did those with a healthy weight. Patients aged <65 years with underweight were 41% (95% CI = 31%–52%) more likely to be hospitalized than were those with a healthy weight, and patients aged ≥65 years with underweight were 7% (95% CI = 4%–10%) more likely to be hospitalized”.

Sappiamo già che i pazienti in sovrappeso hanno maggiori rischi in fase di sviluppo del Covid-19, ma lo stesso può essere detto per chi è sottopeso. Come mostra la ricerca di cdc.gov, i pazienti che hanno contratto il Covid-19 con un chiaro stato di peso inferiore alla media hanno un rischio di ospedalizzazione del 20% in più rispetto a quelli con un peso sano. Questo valore sale al 40% per i pazienti sottopeso di età superiore ai 65 anni.

I rischi per i minori

All’interno della nostra rubrica tratta dal Libro del Prof. Peirone, “Nuovo Coronavirus e Resilienza – Strategie contro un nemico invisibile, la Dott.ssa Maria Rita Parsi, Psicopedagogista e Psicoterapeuta, ha trattato il tema della nascita dei disturbi alimentari in relazione agli effetti dell’isolamento:

“Chi, invece, si è trovato senza sostegno formativo, culturale, assistenziale, sanitario e, dunque, senza gli strumenti adeguati e necessari a misurarsi con questo globale, apocalittico cambiamento, ha affrontato con traumatico stress la “costrizione” in casa e i problemi dei figli, anche connessi alla chiusura delle scuole, delle palestre, dei circoli culturali, sportivi, ricreativi, dei negozi, dei ristoranti, dei bar. O, ancora, quelli legati alla propria sfera sentimentale e amicale. Ed essendo deprivato del contenimento dei ritmi della reale vita quotidiana, del lavoro, dei rapporti sociali, si è trovato in gravi difficoltà. Difficoltà che potrebbero aggravarsi nel post Covid-19. […] Nei minori, come negli adulti, in attacchi di ansia e di panico, in disturbi dell’alimentazione quali anoressia, bulimia, obesità, in disturbi della comunicazione, quali internet addiction e ludopatia. Con le gravi conseguenze da “stress post traumatico” che ne possono, individualmente e socialmente, derivare.”

Come affrontare i disturbi dell’alimentazione?

Impossibile dare un’unica soluzione per risolvere, magari in tempi brevi, qualsiasi problema dell’alimentazione. Come spesso accade in questi casi, sia per il rifiuto del cibo che per un uso smodato o irregolare, ci sono motivazioni profonde e legate alla psiche umana.

D’altro canto, però, gli effetti di queste disfunzioni alimentari si ripercuotono sul corpo umano, oggi ancor di più a causa della pandemia da Sars CoV-2. Per affrontare questo problema è indispensabile lavorare con professionisti dell’alimentazione e della salute. 

Lo Psicologo ed il Nutrizionista possono sicuramente aiutare a ritrovare la giusta direzione, ma sicuramente un grande aiuto può essere dato anche dall’amore e dalla comprensione della famiglia. Saper ascoltare e riconoscere il problema – senza sminuirlo o etichettarlo come problema passeggero – sono i primi passi per aiutare a risolvere questi problemi.

L’Istituto Superiore di Sanità ha attivato un numero verde dedicato a chi soffre di disturbi dell’alimentazione.
Il numero è 800 180969
Il primo numero verde nazionale dedicato ai Disturbi del Comportamento Alimentare, è attivo 24 ore ogni giorno da lunedì a venerdì e, come riportato nel sito internet dedicato, è rivolto:

  • Alle persone, di ambo i sessi e di qualsiasi età, che soffrono di Disturbi Alimentari
  • Alle persone che presentano un marcato disagio nei confronti del cibo e delle forme corporee, e che quindi sono a rischio di Disturbo Alimentare
  • Alle persone che hanno vissuto un Disturbo Alimentare e si sentono a rischio di ricaduta
  • A tutte le persone vicine a chi soffre di Disturbi alimentari, come ad esempio familiari, amici, insegnanti, e che necessitano di informazioni e supporto.