La popolazione anziana è il gruppo demografico che più sta crescendo nelle società occidentali e nel quale le malattie cardiovascolari aterosclerotiche restano la più frequente causa di morbilità (e quindi anche di spesa sanitaria) e di mortalità.
Se vi sia la possibilità di prevenire gli eventi cardiovascolari aterosclerotici nella popolazione anziana in prevenzione primaria è tuttora oggetto di discussione, dal momento che gli studi randomizzati e controllati in prevenzione primaria riportano dati solo su numeri limitati di pazienti e gli studi osservazionali spesso sono poco rappresentativi del totale degli anziani. Su questo argomento, però, è stata riportata recentemente una osservazione molto consistente dal punto di vista numerico che può suggerire una ragionata riflessione.
In uno studio retrospettivo su dati della Veterans Health Administration degli Stati Uniti sono stati valutati gli effetti clinici dell’inizio della terapia con una statina in 326.981 soggetti (quasi tutti uomini, solo il 2,7% di donne) di età superiore a 75 anni senza segni di malattia cardiovascolare aterosclerotica; senza escludere peraltro soggetti con cancro, demenza o paralisi, ma comunque escludendo i soggetti deceduti entro 150 giorni dall’inizio del follow-up, ritenendo che l’effetto benefico della statina richieda almeno 2 anni di terapia prima di rendersi evidente.
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