La vita media in Italia si va progressivamente allungando. Negli ambulatori dei medici si trovano sempre più anziani che chiedono non solo di curare le loro malattie cardiovascolari, ma anche di prevenire queste malattie.
La prevenzione sia primaria che secondaria degli eventi vascolari nei pazienti anziani costituisce spesso motivo di discussione (viste anche le attuali limitazioni alla rimborsabilità dei farmaci ipolipidemizzanti oltre una certa età). Un recente lavoro di meta-analisi ha raccolto i risultati di 29 studi di intervento (24 dei quali con statine) per un totale di 244.090 pazienti. Come spesso si dice la percentuale di soggetti anziani inclusa negli studi di intervento è sempre piuttosto limitata, infatti, solo un 8,8% di questi pazienti aveva una età superiore o uguale a 75 anni. Il numero totale di questi pazienti anziani è però di 21.492, raggiungendo così un ragguardevole numero di 3.519 eventi vascolari maggiori (comprendenti la morte cardiovascolare, l’infarto miocardico o le sindromi coronariche acute, l’ictus e gli interventi di rivascolarizzazione coronarica). Il 78% di questi eventi ha riguardato pazienti in prevenzione secondaria ed il 22% in prevenzione primaria. Del totale dei pazienti anziani il 55% erano stati trattati con statine (o loro placebo), il 29% con ezetimibe ed il 16% con inibitori di PCSK9.
In un lasso di tempo compreso tra 2,2 e 6,0 anni la riduzione di circa 40 mg/dl (una millimole/dl) di colesterolo delle LDL si è accompagnata ad una riduzione del 26% di eventi vascolari maggiori nei soggetti ultrasettantacinquenni, in modo non differente da quanto osservato nei soggetti più giovani. Non sono state osservate differenze di effetti tra prevenzione primaria e secondaria. Inoltre la riduzione degli eventi vascolari non è stata differente nei soggetti trattati con statine rispetto a quei soggetti nei quali erano stati usati ezetimibe o anticorpi anti PCSK9. Per quanto riguarda il tipo di eventi vascolari è interessante osservare che si è osservata una riduzione non solo di morti cardiovascolari, infarti miocardici e rivascolarizzazioni coronariche, ma anche (fatto questo particolarmente significativo in una popolazione anziana) di eventi acuti vascolari cerebrali. In conclusione, nei pazienti di 75 anni e oltre le terapie ipolipidemizzanti attualmente disponibili (statine, ezetimibe, anticorpi anti PCSK9) sono risultate parimenti efficaci nel ridurre gli eventi vascolari maggiori allo stesso modo di quanto si osserva nei soggetti più giovani.
Quando si tratta di pazienti anziani i risultati osservati negli studi randomizzati e controllati (con ben noti criteri sia di inclusione che di esclusione e quindi di selezione dei pazienti) devono ovviamente essere confrontati con gli studi della vita reale (studi osservazionali, ormai disponibili in largo numero) per avere informazioni su quanto avviene quando specifici criteri di selezione non siano in essere e ci si basi solo sulle scelte personali del singolo medico. Studi osservazionali che peraltro finora sono in accordo con i risultati di questa meta-analisi. Ancora, per la prevenzione primaria nell’anziano non disponiamo tuttora di dati così numerosi e consistenti come per la prevenzione secondaria e per questo la prevenzione primaria dovrebbe sempre essere basata su criteri che tengano in particolare considerazione le caratteristiche personali del paziente, inclusa l’età biologica, che dovrebbe sempre essere valutata prima di quella cronologica.
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