la necessità di operare una correzione precocissima del livello eventualmente elevato di LDL colesterolemia è confermato da diversi studi, tutti a favore del rischio aggiuntivo legato alla variabile temporale.
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Un elemento cardine che è pressochè assente dalla valutazione operata grazie alle carte del rischio cardiovascolare e dalla grande maggioranza delle Linee Guida è quello relativo alla variabile tempo. Ciò è particolarmente vero per la prevenzione secondaria, particolarmente se successiva ad un evento coronarico acuto
I β-bloccanti sono protagonisti assoluti della terapia del paziente con malattia cardiovascolare. Con la diffusione di eccellenti ed innovativi farmaci per il trattamento dell’ipertensione arteriosa, i β-bloccanti sono stati però messi in discussione relativamente al trattamento di prima linea. Alcuni dubbi sono stati sollevati nei confronti del loro uso nel paziente iperteso e nel diabetico.
Alcune meta-analisi hanno infatti mostrato come i β-bloccanti potessero essere meno favorevoli rispetto ad altre classi di farmaci per quanto attiene la mortalità totale, gli eventi cardiovascolari e gli esiti dell’ictus.
La malattia renale cronica eleva per se il rischio cardiovascolare e, ovviamente, renale. In accordo con ciò, i pazienti con malattia renale cronica presentano un rischio cardiovascolare che può essere elevato, molto elevato oppure “estremo”. Questo è vero a tale punto che la causa principale di morte nella popolazione nefropatica è la malattia cardiovascolare e non quella renale in fase terminale
L’impatto della salute orale sul benessere generale e sulla salute complessiva dell’uomo sta emergendo in modo crescente grazie alle forti evidenze sperimentali e cliniche che dimostrano e confermano, in particolare, la stretta associazione tra le malattie del cavo orale e quelle sistemiche, comprese le malattie cardiovascolari (MCV)
Sono pochi gli studi che hanno analizzato la gestione della salute mentale nei pazienti con malattia renale cronica durante la terapia dialitica, evidenziando i sistemi fisiologici come mezzo per capire in che modo il cambiamento adattativo sia correlato alla terapia dialitica.
IRIS è un progetto di studio osservazionale che ha l’obiettivo di rilevare e analizzare la relazione tra fattori psicologici (dimensioni emotive) e fattori biologici (biomarcatori) dei pazienti con MRC sottoposti a trattamenti farmacologici regolari e prolungati (dialisi)
Il presente studio ha l’obiettivo di misurare la relazione tra i fattori individuali nella cura di sé dei pazienti affetti da malattie croniche, analizzando l’efficacia della cura di sé, la personalità e le dimensioni emotive (ansia, stress, depressione). Viene misurata la capacità dei pazienti di essere coinvolti nella gestione della propria salute, considerando l’impatto emotivo della malattia e lo sviluppo delle capacità di cura di sé nel tempo.
L’innovazione terapeutica proposta dalle più recenti Linee Guida Europee per la diagnosi e cura dello scompenso cardiaco, è stata definita come l’introduzione dei “favolosi 4” per la cura dello scompenso cardiaco con frazione di eiezione ridotta
La polemica infinita sul rischio cardiovascolare residuo poggia sulla eccessiva enfasi che si presta nei confronti del fattore di rischio cardiovascolare maggiore. Esso, invece, è un determinante cruciale, ma non certo unico del rischio cardiovascolare. Per converso, larga parte di queste diatribe verrebbe sopita se si riflettesse sul ruolo determinante che fattori di rischio non cardiometabolico hanno nell’influenzare pesantemente il rischio di manifestare eventi cardiovascolari.
Più che delle Linee Guida occorrerebbe un profondo ricorso al buon senso clinico, se è evidente come si debba portare l’attenzione dei clinici verso una grande cautela nei confronti degli eccessi prescrittivi ed al tempo stesso non si possa non tenere in considerazione l’evidenza correlata alle prescrizioni mancate e/o inappropriate in questa stessa popolazione.
I risultati dei trial supportano la necessità di operare un cambio di paradigma in protezione cardiorenale. Purtroppo, però, solo una minima quota di pazienti risulta effettivamente in trattamento con gliflozine, mentre un loro uso più diffuso porterebbe a evitare un numero sostanziale di decessi e di ospedalizzazioni per insufficienza cardiaca
L’ipertensione arteriosa rappresenta il primo fattore di rischio per una molteplice serie di patologie. Questa tragica classifica dovrebbe già costituire un motivo valido per promuovere in ognuno di noi la prevenzione dell’ipertensione arteriosa
Uno studio osservazionale spontaneo longitudinale, conforme alla Dichiarazione di Helsinki, condotto presso ambulatori di ipertensione arteriosa e prevenzione cardiovascolare e di cardiologia. Lo studio ha avuto una durata di 24 settimane, con valutazione intermedia a 12 settimane e valutazione finale a 24 settimane
Il controllo del rischio cardiovascolare nel paziente ipercolesterolemico richiede, oltre ad un deciso intervento sullo stile di vita, anche il ricorso alla terapia farmacologica. Il classico armamentario farmacologico contro l’ipercolesterolemia, costituito a lungo dai soli inibitori della idrossimetilglutaril-coenzima A (HMG-CoA) reduttasi, più semplicemente noti come statine, nonché da ezetimibe, è stato recentemente arricchito da numerose molecole, quali gli inibitori della proproteina convertasi subtilisina/kexina tipo 9 (PCSK9) [1]. Altri […]
Numerosi studi dimostrano quanto sia vero il detto “il medico mi ha prescritto il farmaco, lo speziale me lo ha preparato, io lo ho buttato”.
Eppure, attraverso dei metodi analitici è possibile migliorare l’aderenza terapeutica al fine di creare un dialogo condiviso con il paziente
“Quello che sorprende è che molti pazienti con scompenso cardiaco hanno una cognizione molto modesta di cosa mangiano e perché lo mangino, sbagliando troppo spesso le risposte relative alla loro dieta.”
Il fenomeno ipertensione arteriosa è giunto a livelli davvero preoccupanti e, ormai, intollerabili per il SSN.
A fronte di questo incremento numerico, l’attenzione dedicata al raggiungimento del buon controllo pressorio non sembra però essere aumentata. In questo contesto, anche la misurazione della pressione arteriosa in farmacia costituisce un presidio validissimo per migliorare il controllo pressorio e la consapevolezza relativa al proprio stato tensivo
Gli enti regolatori e le maggiori società scientifiche sconsigliano l’uso di anti coagulanti orali diretti per pazienti affetti da sindrome da anticorpi anti-fosfolipidi.
Questa situazione si basa su evidenze scientifiche, o sulla mancanza di tali?
Cosa approfondire?
A cura del Prof. Claudio Ferri e della Dott.ssa Livia Ferri Statine La malattia cardiovascolare e cerebrovascolare è indotta, sostenuta ed aggravata in modo sostanziale dall’incremento del colesterolo LDL (1). Poiché la valutazione della colesterolemia LDL, diretta o calcolata mediante formula di Friedewald, può non dare una corretta idea del potenziale lesivo complessivo esercitato dal colesterolo contenuto in lipoproteine differenti, quale le IDL oppure la Lp(a), sta prendendo progressivamente […]
Il potassio è fondamentale soprattutto per garantire la trasmissione dell’impulso nervoso e la contrazione muscolare, tanto che l’ipopotassiemia è spesso sintomatica ed il primo sintomo – particolarmente penoso soprattutto nell’anziano – è la debolezza muscolare
Il dapagliflozin è un SGLT2 inibitore di notevole potenza
I farmaci SGLT2 inibitori sono efficaci non solo nei confronti dell’equilibrio glicemico, bensì anche nella protezione cardiovascolare, particolarmente evidente nei confronti della prevenzione e cura dello scompenso cardiaco. Questo vantaggio è apparso estendibile alla nefroprotezione ed alla popolazione non diabetica tanto da far rapidamente entrare gli SGLT2 nel contesto della prima linea dei farmaci da usare per la terapia dello scompenso cardiaco secondo le più recenti Linee Guida Europee.
Il controllo del rischio cardiovascolare nel paziente ipercolesterolemico richiede, oltre ad un deciso intervento sullo stile di vita, anche il ricorso alla terapia farmacologica. Le statine riducono significativamente il rischio di eventi fatali e non fatali ma vi sono rischi d’interruzione della terapia per via dell’intolleranza alle stesse, che coincide largamente con la comparsa di sintomi muscolari.
Claudio FerriUniversità dell’Aquila – Dipartimento MeSVA Da quando è pressoché terminato per le classi meno agiate il periodo “carenziale” ed il cittadino medio ha cominciato a conoscere un periodo di facile ed economicamente sostenibile accesso al cibo, in concomitanza con una coeva, netta riduzione dell’attività fisica quotidiana legata allo sviluppo esponenziale che “lavorano al posto dell’essere umano” gli eventi coronarici e cerebrovascolari hanno cominciato a divenire una apprezzabile causa […]
Una classe da riconsiderare? Claudio Ferri – Università dell’Aquila, Dipartimento MeSVA Il calcio libero intracellulare è fondamentale ai fini della costrizione arteriosa e la sua compartimentalizzazione rispetto a quello extracellulare è gelosamente regolata da complessi meccanismi omeostatici (vedi tabella sottostante). In questo contesto, i calcio-antagonisti di tipo diidropiridinico sono farmaci dall’azione antiipertensiva prolungata, che agiscono principalmente bloccando l’ingresso del calcio a livello dei canali di tipo L, appartenenti ai […]
Il paziente affetto da diabete mellito di tipo 2 ha purtroppo un rischio assai consistente di ospedalizzarsi o morire per complicanze vascolari. Secondo le Linee Guida ESC il rischio cardiovascolare del paziente diabetico è di tipo molto elevato anche in prevenzione primaria
In prevenzione cardiovascolare primaria e secondaria Claudio Ferri e Rita del PintoUniversità dell’Aquila – Dipartimento MeSVA, UOC Medicina Interna e Nefrologia, Ospedale San Salvatore, L’Aquila L’acido acetilsalicilico rappresenta un caposaldo nella prevenzione delle recidive degli eventi coronarici e cerebrovascolari, in prevenzione quindi secondaria, ma ha comunque un suo posto rilevante anche in prevenzione cardiovascolare primaria (1). Esso può essere somministrato per via orale come tale, oppure immerso in matrici idonee […]
Il decremento della mortalità successiva all’introduzione delle terapie antiipertensiva, ipoglicemizzante ed ipocolesterolemizzante ed all’uso degli antiaggreganti piastrinici sembra essersi stemperato nel tempo, mentre appare lo spettro di una anticipazione degli eventi cardiovascolari, anche prima della sesta decade. La prevenzione delle malattie cardiovascolari dovrebbe essere maggiormente spinta, sia in termini di ampiezza della popolazione trattata che di intensità ed obiettivo del singolo trattamento, anche se molti elementi fanno sospettare che le terapie preventive non siano sempre usate come dovrebbero dal singolo paziente.
Sebbene i fattori di rischio CV “classici” svolgano un certo ruolo nel codificare l’incremento del rischio cardiovascolare presente nell’AR è evidente come la stessa AR, in relazione al processo flogistico cronico che la determina, rappresenti un fattore di rischio CV indipendente
Lo studio CLEAR-outcomes è il primo studio controllato su vasta scala mirato espressamente al paziente statino-intollerante trattato con l’acido bempedoico, con l’obiettivo di verificare la capacità dello stesso acido bempedoico, usato alla dose fissa di 180 mg/die, di ridurre gli eventi cardiovascolari maggiori.
È importante investigare i fattori di rischio della non-aderenza ai farmaci per raggiungere obiettivi terapeutici positivi riducendo il rischio di malattia manifesta. Ad oggi, pochi studi hanno posto l’attenzione sulle caratteristiche e le dimensioni dell’influenza dei fattori individuali del paziente con patologia cardiovascolare nella gestione della propria salute.
Il passaggio dal modello biomedico all’approccio biopsicologico ha migliorato la gestione della salute dei pazienti promuovendo una più efficace e funzionale consapevolezza della propria salute. DEAL WITH è un progetto di studio osservazionale condotto su pazienti con diagnosi di patologia cronica, con un’età media di 50 anni e disturbi vari.
Quale è il valore normale di uricemia, i nuovi aspetti fisiopatologici dell’iperuricemia, l’uso della colchicina per la gotta e quali considerazioni da fare sul farmaco e sulla giusta conduzione del livello di uricemia nel paziente
Un livello di potassiemia prossimo oppure superiore a 5.0 mEq/L è combinato ad incremento della mortalità per tutte le cause e cardiovascolare, con un andamento lineare della correlazione mortalità/potassiemia già a partire da livelli superiori a 4.5-5.0 mEq/L
La pericardite acuta recidivante o ricorrente è una patologia che colpisce fino al 30% dei pazienti che hanno manifestato un primo episodio sintomatico, usualmente a distanza di almeno 4 settimane dal primo.
[…]È mia opinione che ben conoscendo la farmacologia clinica dei farmaci ipolipemizzanti sia più consono iniziare ogni strategia sull’uso di un preparato di combinazione fissa statina+ezetimibe. Come secondo commento credo che il posto ove posizionare correttamente acido bempedoico sia più in alto rispetto agli inibitori di PCSK9.
L’ipercolesterolemia familiare eterozigote (HeFH) è un disordine ereditario del metabolismo lipidico, determinato generalmente da una mutazione allelica singola e caratterizzato da un incremento precoce e consistente del colesterolo circolante veicolato dalle lipoproteine a bassa densità (LDL) (1). Le manifestazioni cliniche determinate dalla mutazione e, ne consegue, dall’elevazione della LDL colesterolemia sono estremamente rilevanti, con comparsa di malattia aterosclerotica – anche fatale – nei casi più gravi fin dalle prime due decadi […]
In Italia, risultando la prevalenza media di ipertensione arteriosa pari a circa il 31%, si può ipotizzare che esistano molto più dei quindici milioni di pazienti ipertesi cui, sovente, si fa riferimento. Soprattutto in considerazione del livello di controllo attualmente esistente è possibile dichiarare l’esistenza di un vero e proprio stato di allarme conseguente alla presenza di ipertensione.
Come è noto, l’iperuricemia e la gotta sono due condizioni ben note, la cui prevalenza è in progressivo incremento in italia come in Europa. Responsabile di ciò sarebbero, secondo molti, le cattive abitudini alimentari e le bevande zuccherine.
Fino a pochi anni fa, il classico armamentario contro l’ipercolesterolemia era costituito dai soli inibitori della idrossimetilglutaril-coenzima A (HMG-CoA) reduttasi, più noti come statine, nonché da ezetimibe e, residualmente, dalle resine sequestranti gli acidi biliari. Ad oggi possiamo contare anche sugli inibitori della proproteina convertasi subtilisina/kexina tipo 9 (PCSK9) e su molecole in fase avanzata di valutazione, pertanto prossimi alla commercializzazione: inclisiran, evinacumab ed acido bempedoico.
Nello studio DECLARE-TIMI-58 sono stati studiati 17.160 pazienti affetti da diabete mellito di tipo 2, di cui 10.186 senza malattia vascolare accertata, seguiti per una mediana di 4.2 anni. È di particolare interesse speculativo la rivisitazione pre-specificata dello studio, in cui i pazienti sono stati categorizzati in accordo al filtrato glomerulare , il rapporto albuminuria/creatininuria ed il punteggio per malattia renale cronica ottenuto usando i parametri precedenti
In una recentissima disamina è stato preso in considerazione un enorme database, relativo a soggetti vaccinati contro il COVID-19. Gli eventi avversi sono risultati numericamente molto modesti e, peraltro, nettamente sopravanzati dalla capacità del vaccino di prevenire la malattia, almeno nella sua forma severa.
Lo studio PURE è un grande studio osservazionale mirante ad investigare le correlazioni esistenti tra stile di vita e fattori di rischio modificabili ed insorgenza di eventi cardiovascolari fatali e non fatali e morte per tutte le cause. Lo studio è condotto in 21 Paesi (5 continenti) tra loro assai differenti per composizione etnica, cultura e livello socio-economico, localizzati in aree geograficamente caratterizzate per essere sia urbane che non-urbane.
I fattori di rischio modificabili per malattia coronarica (coronary artery disease, CAD), anche quelli relativi allo stile di vita, sono associati ad uno stato infiammatorio sistemico cosiddetto “a bassa intensità”, di cui è espressione il riscontro di livelli elevati di proteina C-reattiva (CRP).
Molti pazienti con ipercolesterolemia non riescono a ottenere una sufficiente riduzione dei livelli di colesterolo LDL. Ciò malgrado l’impiego di farmaci oppure di combinazioni tra farmaci ipolipemizzanti di comprovata efficacia, somministrate in accordo con le vigenti linee guida.
Potremmo dire che in prevenzione primaria la discussione è sostanzialmente diretta a chiarire se l’acido acetilsalicilico si debba usare o meno e, se si, quando e come. In prevenzione secondaria, invece, la discussione non è sull’antiaggregazione o meno, ma su come effettuarla.
Il corretto alternarsi tra un fisiologico sonno ed una sana veglia influenza marcatamente molti sistemi neuro-endocrini, tutti profondamente coinvolti nell’omeostasi cardiovascolare e metabolica. Ne consegue ovviamente, che i disturbi sia qualitativi che quantitativi del sonno influiscono negativamente sul metabolismo e sull’apparato cardiovascolare, incrementando il rischio cardiometabolico globale
La presenza di elevati livelli di colesterolo LDL rappresenta una rilevante causa di malattia vascolare su base aterosclerotica pertanto è necessario abbassare durevolmente il colesterolo LDL e ridurre il rischio.
Al fine di illustrare l’applicazione delle attuali linee guida in vari contesti clinici si è voluto sintetizzare l’evidenza disponibile per gli agenti ipolipemizzanti tradizionali ed emergenti.
Lo studio EMPEROR-Reduced rappresenta un contesto adeguato per quantificare l’influenza dell’inibizione della neprilisina sugli effetti dell’inibizione di SGLT2, come da analisi prevista nel protocollo dello studio.
È nota l’associazione tra statine e la possibile insorgenza di diabete mellito di tipo 2. L’acido bempedoico ha invece tutte le caratteristiche per divenire una validissima alternativa per i pazienti intolleranti alle statine e/o con necessità di ottenere una ulteriore riduzione dei livelli di colesterolo LDL.
L’aumento della pressione di riempimento ventricolare sinistro è un aspetto tipico dell’insufficienza cardiaca con frazione di eiezione conservata (heart failure with preserved ejection fraction, HFpEF), una forma di scompenso cardiaco particolarmente frequente nelle donne