La prevenzione primaria cardiovascolare resta ad oggi poco trattata dalle linee guida delle principali società scientifiche ed è ancora oggetto di diverse discussioni. Il medico pratico molto spesso si trova di fronte a pazienti sani per i quali è necessario prendere decisioni di medicina preventiva con interventi che possono andare dai semplici consigli “igienico-dietetici” fino all’uso di farmaci. Per questa tipologia di pazienti le linee guida classiche fanno riferimento al calcolo del rischio cardiovascolare e forniscono suggerimenti non sempre facilmente applicabili.
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Possono essere utili i risultati di un recente studio che ha valutato in soggetti sani quale sia il ruolo di Lp(a) e del calcio coronarico quali fattori indipendenti di rischio vascolare. Lp(a) è un parametro geneticamente determinato: può bastare una sola determinazione nella vita di un paziente, in quanto le sue variazioni (anche per effetto dei farmaci) sono per lo più modeste. Il calcio coronarico è un marcatore molto specifico di progressione di aterosclerosi
In questo articolo il Prof. Manzato riassume brevemente la cronostoria della ricerca sulle malattie cardiovascolari, dalle mummie egizie ai giorni nostri.
Il fine è quello di non dimenticare mai come la ricerca scientifica sia un processo in continua evoluzione e di come sia un compito imprescindibile del medico quello di mantenere una formazione costante per il beneficio dei propri pazienti.
Nel corso degli ultimi anni la prevenzione delle malattie cardiovascolari nei pazienti diabetici ha beneficiato di importanti novità soprattutto sul piano farmacologico.
Alla luce dei recenti progressi appare appropriato fare il punto della situazione.
Larga parte del rischio genetico di malattie vascolari non è conferito da malattie monogeniche, ma deriva piuttosto da componenti poligeniche.
Un punteggio accurato per fattori di rischio genetici potrebbe segnare un importante traguardo per la prevenzione primaria
La più frequente iperlipidemia genetica non è l’ipercolesterolemia familiare, bensì la iperlipidemia combinata familiare. Quest’ultima è una malattia ben conosciuta da tempo ed è stata comunque indicata anche nella “nota 13” come la forma genetica più frequente.
Considerata l’importanza che ha il valore del colesterolo LDL nel prendere delle decisioni cliniche è bene che ogni medico tenga conto dei limiti della formula di Friedewald e delle indicazioni delle linee guida
Concentrando l’attenzione sul distretto coronarico si è persa di vista una caratteristica fondamentale della malattia aterosclerotica, che è quella di essere una malattia polidistrettuale, che interessa diffusamente le arterie. Più recentemente rispetto al distretto coronarico sono stati valutati gli effetti dannosi del colesterolo e gli effetti benefici della terapia ipolipidemizzante anche in altri distretti arteriosi, in particolar quello cerebrale e quello periferico.
Misurare apo B significa quantificare quante VLDL più LDL si trovano nel plasma. Un recente lavoro ha messo in correlazione la quantità di apo B con la successiva incidenza di eventi cardiovascolari.
Gli studi epidemiologici dicono che la forma eterozigote è riscontrabile in circa uno ogni 300 soggetti nella popolazione generale, ma la sua frequenza aumenta da 10 a 20 volte tra i pazienti con malattia coronarica. Un medico di medicina generale con 1.500 assistiti dovrebbe calcolare di avere tra questi 5 pazienti con ipercolesterolemia familiare eterozigote: in realtà trattandosi di una forma familiare è frequente che in presenza di una famiglia affetta i pazienti possano essere ben più di 5
Resta aperta la questione se sia più utile una strategia di prevenzione farmacologica di massa in popolazioni a medio/alto rischio o se sia più utile un intervento mirato in soggetti con caratteristiche di rischio legate non solo ai valori individuali di pressione e colesterolemia, ma che tenga conto di tutti i possibili fattori di rischio, compresa la anamnesi familiare.
Quando un paziente viene informato che la causa dei suoi mali consiste in un restringimento di una arteria provocato da una placca, egli rivolge spontaneamente al medico una domanda: il restringimento può regredire? Esistono ovviamente tecniche oggi disponibili che rendono possibile dilatare una stenosi arteriosa, ma il problema sollevato dal paziente sta nella possibilità di fermare la progressione, o meglio ancora di far regredire una placca aterosclerotica. Fino a poco […]
L’olio di oliva contiene in grande quantità acido oleico (un acido grasso monoinsaturo) ed altri minori composti come la vitamina E e diversi polifenoli. Questo olio è certamente presente nella alimentazione delle popolazioni mediterranee, ma che effetti ha ?
Lo studio PESA è uno studio longitudinale effettuato su 4184 dipendenti di una banca volto ad esaminare i parametri biologici e comportamentali associati con lo sviluppo della aterosclerosi sub-clinica.
Attraverso le analisi, condotte con tecniche di imaging cardiovascolare ormai molto diffuse, si indaga sugli esordi della malattia aterosclerotica in una coorte di individui (63% uomini e 37% donne) di età mediamente adulta in soggetti a basso rischio.
Negli ambulatori dei medici, specialisti e non, è abbastanza frequente la richiesta di un/una paziente di poter usare un prodotto alternativo alla statina per ridurre il colesterolo delle LDL. Tale richiesta trova diverse motivazioni che vanno da una diffidenza nella sicurezza delle statine ad una vera o presunta intolleranza alle statine stesse. Nel primo caso ci si trova per lo più di fronte a pazienti che sulla base di fonti […]
Mentre i pazienti con una angina instabile richiedono un pronto intervento diagnostico e terapeutico, quelli con angina stabile sono meglio gestiti con un approccio clinico ragionato che ha come obbiettivo la riduzione del rischio di complicanze ischemiche ed il miglioramento dei sintomi. Il rischio medio annuale di morte o infarto miocardico in questi pazienti è infatti del 3-4%.
Nonostante i notevoli passi avanti fatti negli ultimi anni le malattie cardiovascolari restano la principale causa di morbilità e mortalità nei pazienti diabetici. La Società Americana di Diabetologia all’inizio di ogni anno pubblica un aggiornamento dei cosiddetti “Standard di cura del diabete”. Vediamo cosa fare
La lipoproteina (a), o più semplicemente Lp(a), è stata descritta per la prima volta nel 1963 e, dopo una decina di anni si è dimostrata la sua associazione con la cardiopatia ischemica. In seguito ne è stata anche documentata una sua associazione con la stenosi valvolare aortica.
La popolazione anziana è il gruppo demografico nel quale le malattie cardiovascolari aterosclerotiche restano la più frequente causa di morbilità e di mortalità.
In uno studio retrospettivo sono stati valutati gli effetti clinici dell’inizio della terapia con una statina in 326.981 soggetti di età superiore a 75 anni senza segni di malattia cardiovascolare aterosclerotica
Abbastanza spesso un paziente adulto chiede al proprio medico di fiducia di fare un check-up. Questa pratica clinica non poteva certo esimersi dall’essere sottoposta ad una valutazione nell’ambito della cosiddetta medicina basata sulle evidenze.
Le Linee Guida raccolgono le informazioni provenienti dal mondo scientifico, in particolare dagli studi clinici randomizzati e controllati, per formulare delle raccomandazioni su come trattare i nostri pazienti.
La farmacologia clinica ha da tempo insegnato che l’uso combinato di più di un farmaco, in particolare quando i farmaci impiegati hanno meccanismi di azione diversi ma complementari, ha molti vantaggi rispetto all’uso di un singolo farmaco. Soprattutto una migliore efficacia con un minore carico di effetti collaterali.
La migliore prevenzione degli eventi cardiovascolari è senz’altro quella primaria, perché permette di evitare fin dall’inizio l’insorgere delle manifestazioni cliniche dell’aterosclerosi. La maggior parte degli eventi acuti cardiovascolari sono quelli che si manifestano in soggetti sani, senza precedenti segni clinici di vasculopatia aterosclerotica.
In Italia si stanno prospettando ristrutturazioni della sanità pubblica, con specifici accenni anche alla figura dei medici di medicina generale, ora in posizione di vantaggio. Mantenere questa diffusa rete di assistenza ai pazienti è un presupposto per avere una migliore salute della popolazione in generale.
Il fumo di sigaretta è certamente uno tra i 3 o 4 più importanti fattori di rischio di malattie cardiovascolari, assieme a ipercolesterolemia, ipertensione arteriosa e diabete. Mentre la letteratura è ricca di studi sia sperimentali che clinici, sia osservazionali che di intervento su colesterolo, pressione e diabete altrettanto non si può dire del fumo.
La malattia aterosclerotica è una patologia che interessa tutte le arterie del nostro organismo. Tra le più importanti vi sono certamente quelle del circolo coronarico e cerebrale, ma la malattia non è esclusiva di questi distretti. Vediamo quindi perché è importante conoscerla
Lo studio TIPS-3 ha inteso valutare se l’uso di una singola compressa comprendente una statina, una associazione di farmaci anti-ipertensivi ed aspirina avesse un effetto benefico sugli eventi cardiovascolari in prevenzione primaria
Le LDL ossidate sono captate dai macrofagi presenti nella parete arteriosa che così finiscono con il trasformarsi in cellule schiumose, ripiene di lipidi.
Recentemente gli studi condotti con la tecnica della “randomizzazione mendeliana” hanno permesso di conoscere meglio come alcuni fattori di rischio si associno agli eventi vascolari.
Per quanto riguarda le malattie cardiovascolari si è sempre saputo che vi sono sostanziali differenze tra i due sessi. Queste differenze riguardano anzitutto la differente frequenza con la quale si verificano eventi acuti cardiovascolari, frequenza che però varia a seconda delle fasce di età che si prendono in considerazione, ma approfondiamo l’argomento.
La vita media in Italia si va progressivamente allungando. Negli ambulatori medici si trovano sempre più anziani che chiedono non solo di curare le loro malattie cardiovascolari ma anche di prevenire queste malattie. Cosa fare ?
Un recente articolo prende in considerazione il rapporto esistente tra riduzione del colesterolo delle LDL e prevenzione degli eventi cardiovascolari
Quando si pensa al paziente in prevenzione secondaria ci si riferisce in genere al paziente coronaropatico. Però, l’aterosclerosi è una patologia ubiquitaria dell’apparato cardiovascolare che colpisce di preferenza alcuni distretti arteriosi. Le arterie più frequentemente interessate dall’aterosclerosi sono certamente le coronarie, che sono anche arterie di importanza vitale. Ma non sono meno importanti altri distretti arteriosi che pure possono essere interessati da questa malattia e che sono, in particolare, l’aorta, […]
Si calcola che entro 10 anni per 100 pazienti che si trovano in una classe di rischio alto, secondo le attuali linee guida sulle dislipidemie ed il rischio cardiovascolare, ve ne saranno da 5 a 10 che moriranno per un primo evento fatale aterosclerotico. In questa categoria nello stesso arco di tempo vi saranno da 15 a 30 uomini e da 20 a 40 donne che andranno incontro ad un […]
L’espressione comune fa riferimento al “colesterolo” come la sostanza presente nel sangue e che è la causa dell’infarto miocardico. Purtroppo questa semplificazione non è corretta ed è soprattutto fuorviante per le implicazioni che può comportare.
Le statine sono tra i farmaci oggi più frequentemente usati e certamente tra i più studiati. Delle statine si conoscono molto bene i vantaggi in termini di prevenzione cardiovascolare che derivano ai pazienti nei quali vengono utilizzate. Come per tutti i farmaci peraltro è lecito aspettarsi anche la insorgenza di eventuali effetti collaterali o di eventi avversi. La storia delle statine è però ricca di molte discussioni non solo sulla […]
Molti si informano e cercano risposte attraverso il mondo digitale e spesso si trovano davanti a linee guida e consigli più disparati ma, sono realmente utili e fino a che punto ?
Chiedersi a quale età si fa l’infarto sembra una domanda banale, che forse interessa di più il paziente del medico, ma si tratta invece di un importante quesito prognostico dalle rilevanti implicazioni cliniche. Capiamo il perché.