Le statine possono essere talvolta associate a un peggioramento del controllo glicemico. Alcune tipologie di pazienti dislipidemici con diabete mellito di tipo 2 potrebbero giovarsi di terapie non-statiniche per raggiungere gli obiettivi di riduzione del colesterolo LDL-C.
È recentemente apparsa una pubblicazione su uno studio riguardante l’impiego di acido bempedoico ed ezetimibe in una coorte di pazienti dislipidemici con diabete mellito di tipo II, non trattati con statine.
Francesco Cipollone
Numerosi sono gli studi e le analisi effettuate a livello globale dedicati alla cosiddetta “terza dose”. Analizziamo alcuni testi della letteratura scientifica internazionale
Studi recenti hanno chiarito il ruolo della lipoproteina(a) nel rischio cardiovascolare e nell’aterogenesi.
Il costante incremento della popolazione di età pari o superiore a 75 anni e la necessità di ridurre il rischio di eventi avversi cardiovascolari hanno portato all’attenzione della comunità scientifica la gestione del trattamento ipolipemizzante negli anziani
L’obesità rappresenta uno dei principali problemi per la salute pubblica globale in quanto può portare ad insulino-resistenza, ipertensione arteriosa e dislipidemia. Con il programma globale di fase 3 “Semaglutide Treatment Effect in People with Obesity (STEP)”, è stata valutata l’efficacia e la sicurezza di Semaglutide somministrata in persone sovrappeso o obese, con o senza complicanze legate al peso.
L’ipercolesterolemia familiare è detta eterozigote quando, come nella grandissima maggioranza dei casi, la persona colpita ha ereditato un gene alterato da un genitore e un gene normale dall’altro genitore. Esistono nuove armi per contrastarla in età pediatrica, vediamo quali.
La steatoepatite non alcolica è una forma di steatosi epatica caratterizzata da accumulo di grasso, danno agli epatociti ed infiammazione. Può essere associata a fibrosi e cirrosi epatica e all’aumento del rischio di carcinoma epatocellulare, malattie cardiovascolari, malattie renali croniche e morte.
La pandemia da COVID-19 ha certamente rivoluzionato le nostre vite e ha messo in discussione molte delle nostre certezze. Nei primi mesi di lotta al SARS-CoV-2 molti farmaci di comune impiego, come antipertensivi e statine, sono stati variamente associati a effetti benefici o detrimentali nei confronti della nuova infezione da coronavirus, senza però che ci fossero reali evidenze scientifiche a sostenere tali posizioni.
Accanto ad un’alimentazione sana ed un regolare esercizio fisico, nel trattamento dell’ipercolesterolemia lieve in un paziente a basso rischio cardiovascolare, sono diversi i nutraceutici che hanno mostrato effetti nel contribuire alla riduzione della colesterolemia, in particolar modo del colesterolo LDL.
Evinacumab è un anticorpo monoclonale completamente umano diretto contro l’angiopoietin-like protein 3 (ANGPLT3).
Analizziamo i risultati di due recenti studi volti a ridurre il livello di LDL-C in pazienti con ipercolesterolemia refrattaria
Nonostante le statine abbiano una documentata efficacia nell’abbassare i livelli di colesterolo LDL, spesso esse risultano sottodosate.
Lo Studio “Da Vinci” è un trial osservazionale multicentrico che ha coinvolto 18 nazioni, tra cui l’Italia, con lo scopo di fornire dati contemporanei sull’attuazione delle raccomandazioni delle Linee Guida europee per la terapia ipolipemizzante in diversi contesti e popolazioni e valutare come questa possa essere efficace per raggiungere il target del colesterolo LDL
Valutazioni e dati riportati a seguito dell’88esimo congresso internazionale EAS e sull’efficacia riscontrata dell’acido bempedoico