Cardionefroprotezione: focus su dapagliflozin

Gli inibitori del sodium-glucose cotransporter-2 (SGLT2) fanno parte di una nuova classe di farmaci “antiiperglicemici” entrati nella farmacopea per la terapia del diabete mellito di tipo 2 (1,2,3).

L’inibizione di SGLT2, un trasportatore di glucosio e sodio allocato a livello del tubulo prossimale, fa degli SGLT2 antagonisti una classe di farmaci utile sia in monoterapia che in combinazione con altri farmaci, indipendentemente dalla insulinizzazione o meno del paziente  (4). In ragione del meccanismo di azione, fin dai primi studi registrativi è apparso evidente il vantaggio derivante dagli SGLT2 inibitori non solo nei confronti dell’equilibrio glicemico, bensì anche della protezione cardiovascolare, particolarmente evidente nei confronti della prevenzione e cura dello scompenso cardiaco (5). Di consistente interesse clinico, questo vantaggio è apparso estendibile alla nefroprotezione (5) ed alla popolazione non diabetica (5). Ciò tanto da far rapidamente entrare gli SGLT2 nel contesto della prima linea dei farmaci da usare per la terapia dello scompenso cardiaco secondo le più recenti Linee Guida Europee (6).

   In questo contesto, il dapagliflozin è un SGLT2 inibitore di notevole potenza (costante di inibizione = 0.55 nmol/L), reversibile e con una affinità per SGLT2 superiore di circa 1.500 volte quella per SGLT1, trasportatore presente soprattutto a livello intestinale (7). Il dapagliflozin migliora sia la glicemia a digiuno che post-prandiale, promuovendo la glicosuria fin dalla prima somministrazione e per tutte le 24 ore (8). Ciò conduce ad una serie di benefici che sarebbe erroneo definire ancillari, quali la riduzione della pressione arteriosa, del peso corporeo e dell’uricemia, contribuendo al beneficio cardiorenale complessivo (5). 

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