I pazienti si allontanano dalle cure e dai controlli
Questo è uno dei problemi più importanti quando si analizza la relazione tra malattie cardiovascolari e Covid-19: i pazienti non hanno accesso alle cure e ai controlli. A causa della pandemia, che catalizza l’impegno di medici e sanitari, c’è il rischio di concentrare l’attenzione solo su questa emergenza.
Emergenza che, in quanto tale, deve essere affrontata con tutte le attenzioni possibili per tutelare i cittadini. Ma il rischio reale è quello di ridurre l’impegno verso quella che resta una delle cause principali di decesso. Ecco quali sono le parole prese dal sito web del Ministero della Salute:
“Le malattie cardiovascolari (malattie ischemiche del cuore, come l’infarto acuto del miocardio e l’angina pectoris, e le malattie cerebrovascolari, come l’ictus ischemico ed emorragico) sono tra le principali cause di morbosità, invalidità e mortalità in Italia”.
Questi disturbi – causati dall’ipercolesterolemia e/o dall’aumento dei trigliceridi nel sangue – hanno bisogno di controllo, analisi, verifica e presenza dei pazienti in ospedale. Come si sposa tutto questo con la pandemia da SARS-CoV-2 che ha investito l’Italia e il mondo intero?
La paura del contagio frena i pazienti e i relativi controlli
A causa dei tanti ricoveri in ospedale legati al Covid-19 si cerca di evitare i nosocomi se non per cure e condizioni di emergenza. Perché c’è timore di essere contagiati. La conseguenza?
Si rimandano analisi e attività di prevenzione come quella legata agli esami ematochimici di routine indispensabili per i soggetti a rischio.
Questa è una realtà grave dato che le condizioni che provocano le malattie cardiovascolari possono essere asintomatiche. Come suggerisce msdmanuals.com:
“Le visite mediche fatte per controlli o per altri motivi possono rilevare cardiopatie asintomatiche. Talvolta, i medici eseguono degli esami alla ricerca di una cardiopatia, anche quando non vi è prova di essa”.
Per contrastare infarti, trombi e ictus c’è bisogno della prevenzione ma anche dei controlli che possono determinare rischi e condizioni individuali. Ma la paura ha bloccato gli esami e non solo.
Meno ricoveri in ospedale a causa del Covid-19
Il rischio di contrarre il virus SARS-CoV-2 incide anche sulle condizioni gravi. L’aspetto più incisivo, quando si affronta la relazione tra malattie cardiovascolari e il Covid-19, è la paura di chiamare ambulanza e ospedale nel momento in cui si presentano i sintomi di una condizione complessa:
“Tra le motivazioni principali della drastica riduzione dei ricoveri per sindrome coronarica acuta e della presentazione sempre più tardiva dei pazienti, al di là del rischio determinato dall’esistenza di due malattie che hanno lo stesso identikit di paziente colpito, vi è la paura del contagio ospedaliero”
Queste le parole di Giuseppe Tarantini, Presidente del GISE, la Società italiana di Cardiologia Interventistica. Il punto è che a causa del Covid-19 e della relativa paura di essere infettati non si chiamano i sanitari alle prime avvisaglie come dolore toracico, respirazione affannosa, palpitazioni.
La telefonata in ospedale arriva troppo tardi, quando ormai la condizione è molto grave. In realtà, continua il presidente GISE, questo non dovrebbe avvenire perché l’infarto è strettamente legato al tempo e si dovrebbe sempre contattare i medici di un nosocomio al primo sintomo registrato.
In buona sintesi, restare a casa è l’invito principale per contrastare la diffusione del nuovo Coronavirus ma non è applicabile per chi ha problemi cardiaci come l’infarto: bisogna chiamare subito l’ambulanza e raggiungere il primo pronto soccorso appena si presentano i segni.
Anche perché i dati di Mafham MM et al (Lancet, 2020) confermano la tendenza: a fine di marzo 2020, la media settimanale dei ricoveri per sindrome coronarica acuta è diminuita del 40% rispetto al 2019.
Un ulteriore studio condotto su pazienti residenti in tutta l’Unione Europea ha osservato una più alta mortalità nei pazienti trattati per infarto nel 2020 rispetto al 2019, con un incremento relativo del 41%, una percentuale che tradotta in numeri reali può contribuire ad avere fino a 20mila decessi l’anno legati a complicanze cardiovascolari.
L’importanza della prevenzione delle malattie cardiovascolari

La speranza è che l’emergenza legata al nuovo Coronavirus rientri e si possa tornare il prima possibile alla normale attività di diagnosi e controllo per affrontare le malattie cardiovascolari.
Ma mai come in questo periodo è importante valutare con attenzione – e poi mettere in pratica – tutte le risorse per prevenire i problemi delle arterie e del cuore. Questo significa, in buona sintesi:
- Curare l’alimentazione.
- Aumentare l’attività fisica.
- Ridurre le cattive abitudini.
In particolar modo è decisivo ridurre i grassi saturi nel proprio menu a favore dei benefici che si trovano in alimenti sani come frutta, verdura, cereali e legumi. Bisogna ridurre gli zuccheri e i cibi trasformati. Meglio anche bypassare portate basate su processi di frittura e le carni rosse.
Tutto questo per evitare l’eccesso di grasso nel sangue – come il colesterolo che provoca i classici problemi delle malattie cardiovascolari – ma anche per tenere sotto controllo il peso corporeo, campanello di allarme che aumenta il rischio delle varie minacce che interessano il cuore e le arterie.
I danni del Covid-19 alla salute del cuore
Le ricerche hanno messo in evidenza un punto: il Covid-19 tende a lasciare anche danni al cuore. I ricercatori JAMA, infatti, hanno riscontrato anomalie nel cuore del 78% dei pazienti guariti dal nuovo Coronavirus e un’infiammazione miocardica in corso nel 60%. Ma questo non è l’unico punto in esame: i danni del Covid-19 riguardano anche la possibilità di curarsi nel miglior modo possibile.La prevenzione – definita da cucina equilibrata, buona attività fisica e riduzione delle cattive abitudini – è indispensabile per ridurre condizioni come l’ipercolesterolemia ma non è sufficiente ridurre il fumo, la carne rossa, l’alcool e la vita sedentaria. In un’epoca in cui diventa ancora più difficile affrontare le malattie cardiovascolari bisogna mettere al centro sempre una prevenzione a 360 gradi.
Attenzione: Questo articolo fa parte della raccolta a tema Covid-19 curata dalla SISMED.
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