SARS CoV-2 e obesità: qual è la severità della malattia da Covid-19 per gli obesi?

Sin dall’inizio della pandemia da Covid-19 abbiamo imparato ad accettare all’interno del nostro vocabolario quotidiano la nozione dei cosiddetti “pazienti fragili”.

Abbiamo quindi scoperto che – qualora ci fosse stato bisogno di un’ulteriore conferma – alcune persone possono subire gli effetti multisistemici della malattia da coronavirus in maniera più amplificata di altri, finanche con esiti fatali. In questa macro definizione abbiamo anche individuato i pazienti obesi.

Si è dunque pensato che i pazienti obesi potessero avere sintomi legati maggiormente alle patologie che l’obesità accompagna – come ad esempio le cardiopatie o il diabete – mentre alcuni scienziati hanno cominciato a prendere in considerazione l’ipotesi che il grasso stesso potesse in qualche modo amplificare gli esiti negativi della malattia.

Oggi, attraverso un nuovo studio recentemente pubblicato su www.biorxiv.org, possiamo sostenere che lo scenario si aggrava in modo direttamente proporzionale con la condizione di sovrappeso indipendentemente dalle altre patologie legate all’obesità (lo vediamo più avanti).

Chi ha un eccesso di peso corre un rischio maggiore di contrarre una forma grave di malattia respiratoria dovuta al Covid-19. E di correre tutti i pericoli dovuti a questa condizione, come il dover ricorrere a cure importanti come quelle delle terapie sub-intensive e intensive. Anche l’Istituto superiore di Sanità conferma tale supposizione attraverso un documento che mostra come:

“L’eccesso di peso sia un fattore predittore significativo dello sviluppo di complicanze da COVID-19, inclusa la necessità di ricovero, di terapia intensiva e di ventilazione meccanica. L’obesità si dimostra un fattore predittivo di morte per COVID-19”.

Obesity, unhealthy weight. Nutritionist inspecting a woman’s waist using a meter tape to prescribe a weight loss diet

Possiamo dire che Covid-19 e obesità sono due condizioni che, sposandosi, danno vita a una combinazione pericolosa per il soggetto che contrae il SARS CoV-2. Ma quali sono le evidenze scientifiche che ci portano a questa riflessione? Iniziamo dall’analisi geografica.

SARS CoV-2 e obesità nel mondo

Per dare una conferma chiara della relazione stretta tra Covid-10 e obesità bisogna stabilire alcuni punti di partenza. In primo luogo cerchiamo di capire qual è l’oggetto in questione: l’aumento di massa grassa nel corpo umano che rappresenta, da sola, già una condizione patologica indipendente e poi un fattore di rischio per altre malattie come il Covid-19:

“Recognise that obesity is a disease in its own right as well as a risk factor for other conditions, including significantly worsening the outcomes of COVID-19 infection”.

Questa è la definizione chiara che puoi trovare sul documento del World Obesity Day 2021 che sottolinea un altro punto fondamentale: confrontando i paesi di tutto il mondo troviamo una stretta associazione tra i decessi per Covid-19 e una popolazione adulta obesa. 

“No country where the average adult BMI is below 25 kg/m2 has a high COVID-19 mortality rate. No country where less than half the adults are experiencing overweight has a high COVID-19 mortality rate.

Nessun paese in cui il BMI ( l’indice di massa corporea, body mass index) medio degli adulti è inferiore a 25 kg/m2 ha un alto tasso di mortalità per Covid-19. Inoltre, nessun paese in cui meno della metà degli adulti è in sovrappeso ha un tasso di mortalità elevato per Coronavirus. Questo può confermare in modo chiaro la relazione tra Covid-19 e obesità.

Perché il Covid-19 è più pericoloso per i pazienti obesi?

Secondo la ricerca pubblicata sull’International Journal of Obesity c’è una stretta correlazione tra la risposta immunitaria alterata dei pazienti con obesità e il Covid-19.

“The innate immune response in patients with obesity is altered and leads to an altered first line of defense, increased inflammatory response, and abnormal T-cell response. Furthermore, the key role of IL-6 in mediating the acute phase response and its value as a prognostic biomarker in sepsis and various acute organ injuries has been extensively investigated in clinical and experimental studies”.

La risposta immunitaria dei pazienti con obesità è alterata e porta a una prima linea di difesa non allineata, un aumento della risposta infiammatoria e una risposta anormale delle cellule T che avrebbero un ruolo fondamentale per proteggerci da questa terribile malattia.

Oltre a un possibile ruolo della meta-infiammazione correlata all’obesità e all’aumento dei rischi per la salute conseguenti all’infezione da SARS-CoV-2, i pazienti con obesità grave presentano anche importanti sfide gestionali per quanto riguarda il supporto alla ventilazione, l’accesso vascolare e lesione cutanea legata a una condizione di immobilità.

Sars-CoV-2 e grasso corporeo

Come scrivevamo all’inizio, un recente studio ha ulteriormente dimostrato la capacità del virus Sars-CoV-2 di annidarsi all’interno delle cellule di grasso, avendo quindi un “rifugio” maggiore per il virus. Questa condizione, oltre ad assicurare al virus un porto sicuro, sarebbe anche l’artefice di una possibile infiammazione dell’organismo.

Le cellule adipose, infatti, provocano una risposta infiammatoria, inclusa la secrezione di noti mediatori infiammatori di COVID-19 grave attraverso due bersagli cellulari dell’infezione, ossia le cellule adipose ed i macrofagi presenti nel tessuto adiposo.

L’infezione da macrofagi del tessuto adiposo è in gran parte limitata a una sottopopolazione altamente infiammatoria di macrofagi, presente al basale, che viene ulteriormente attivata in risposta all’infezione da SARS-CoV-2.

In questo modo le cellule adipose precursori, anche quando non infette, si infiammano come risposta all’attacco del virus.

Questi risultati indicano che il tessuto adiposo non solo supporta l’infezione da SARS-CoV-2, ma che può sviluppare un’infiammazione patogena che può spiegare il legame tra obesità e COVID-19 grave.

Come gestire la relazione tra Covid-19 e obesità

Una persona in sovrappeso, secondo il Ministero della Salute, ha un indice di massa corporea uguale o superiore a 25 fino a 29,99. Un obeso, invece, uguale o superiore a 30.

Questo è un punto di partenza per capire qual è la condizione da affrontare anche perché l’obesità da sola non è l’unica condizione pericolosa dato che spesso l’aumento di massa grassa è correlato a ipertensione, colesterolo, problemi cardiaci e diabete di tipo 2 che sono altre condizioni critiche per l’evoluzione dell’infezione da nuovo Coronavirus.

Questo significa che i consigli da seguire sono ben noti: le persone obese, più di tutti gli altri, devono seguire le regole per limitare i possibili contagi e seguire le indicazioni del proprio medico per valutare come e quando vaccinarsi. Secondo le ricerche pubblicate su Pubmed:

“Initial results from the Pfizer and Moderna COVID-19 vaccine trials, though limited by inadequate power to compare subgroups and incomplete stratification of high-risk groups, appear to have similar efficacy among individuals with and without obesity”.

I vaccini dovrebbero avere un’efficacia simile tra gli individui con e senza obesità. È necessario un follow-up degli studi con placebo per generare dati sull’immunogenicità del vaccino a lungo termine, in particolare nei gruppi ad alto rischio. Ma le analisi successive dovrebbero stratificare i risultati di sicurezza ed efficacia per ciascuna classe di obesità.

Ovviamente, per affrontare questa sfida nel miglior modo possibile è consigliabile iniziare da subito a valutare una strategia per perdere peso e curare l’alimentazione in modo graduale. Senza dimenticare tutti i fattori correlati che riguardano l’abbandono di vizi come il fumo e l’alcol ma anche l’attivazione di moto e ginnastica per aumentare la portata dei risultati.