Cos’è e quando si celebra
L’8 marzo di ogni anno si celebra la Giornata Internazionale delle Donne.
Spesso questo evento viene ricordato con il classico dono delle mimose, simbolo di una primavera in arrivo che accoglie questa ricorrenza particolarmente sentita. E tale usanza è insegnata fin dalla tenera età ai più piccoli, diventando lentamente una semplice occasione commerciale.
Non è però questo il vero scopo della Giornata Internazionale delle Donne. Non si tratta di una semplice festa o ricorrenza di costume, ma un momento per ricordare tutto ciò che hanno affrontato le donne per raggiungere obiettivi sociali, politici, economici e medici.
Anche il diritto alla salute passa attraverso le le conquiste ottenute nel tempo dal genere femminile; pensiamo ad esempio alle battaglie legate all’aborto che ancora oggi sono necessarie in molti Paesi, anche europei.
Quest’anno l’attualità è entrata con forza dirompente nella giornata internazionale della donna attraverso le atrocità della guerra, ed attraverso i volti delle donne Ucraine in fuga verso l’Europa. O nelle città assediate, pronte a combattere. Ne parliamo più avanti.
Cos’è la Giornata Internazionale delle Donne

Si tratta di una ricorrenza, che cade ogni anno l’8 marzo, durante la quale si celebrano eventi e manifestazioni per ricordare i progressi ottenuti dalle donne nel mondo.
Questo in base al principio essenziale che prevede un progressivo abbandono di tutte le differenze sociali, culturali, di genere e religione. Si tende inoltre a sensibilizzare la politica, le istituzioni e l’opinione pubblica verso i passi da compiere ancora in questa direzione.
Perché la data dell’8 marzo
Spesso si tende a dar credito alla relazione tra la festa della donna dell’8 marzo e un possibile evento disastroso avvenuto in una fabbrica di camicie a New York nel 1908.
In realtà questo evento non è mai avvenuto e la data dell’8 marzo si lega alla tradizione socialista che nel 1907 organizzò il VII Congresso della II Internazionale socialista a Stoccarda: qui per la prima volta si parlò della questione femminile e si parlò di suffragio universale per le donne.
Su questo filone, anche secondo l’ONU, ha preso piede l’idea di stabilire una data precisa:
“La prima giornata internazionale delle donne è stata celebrata dagli Stati Uniti il 28 febbraio del 1909. Il Partito socialista americano, in seguito, scelse questa giornata in onore dello sciopero dei lavoratori del settore vestiario durante il quale le donne protestarono per le condizioni lavorative dell’epoca”.
In Italia si iniziò a celebrare la Giornata Internazionale della Donna nel 1922 grazie al contributo del Partito Comunista. Con un dettaglio che non tutti sanno: l’associazione tra mimosa e festa della donna è un’usanza legata specificamente al nostro paese.
Con la fine della Seconda Guerra Mondiale e il procedere verso la Guerra Fredda si perse progressivamente memoria di questa origine e si cercò, in modo più o meno consapevole, di staccare la festa della donna dalla sua origine politica.
Perché è importante la festa delle donne?
I passi avanti sono stati fatti, in Italia e nel mondo, ma c’è ancora tanta differenza da colmare. Dal punto di vista salariale, ad esempio, o dei ruoli di prestigio nella politica, nelle istituzioni, nelle grandi aziende (sulla questione della discriminazione ne abbiamo parlato in questo articolo). Casi virtuosi, ovviamente non mancano, ma la situazione generale è stata egregiamente riportata da questo spezzone:
“Everywhere, women are worse off than men – simply because they are women. The reality for women from minorities, older women, those with disabilities and women migrants and refugees is even worse (…) Women earn 77 cents for every dollar earned by men. The latest research by the World Economic Forum says it will take 257 years to close this gap”.
🧵 For #InternationalWomensDay we crunched the numbers on the gender gap in politics.
— POLITICOEurope (@POLITICOEurope) March 8, 2021
1. Women make up less than a quarter of MPs in national parliaments around the world. pic.twitter.com/JGDGTSV8Nh
L’articolo dell’Organizzazione delle Nazioni Unite (2020) suggerisce punti fondamentali. In primo luogo si sottolinea che ovunque, in modi differenti, le donne sono in una situazione di inferiorità rispetto agli uomini. Questo non per condizioni diverse dal genere.
La situazione peggiora se sono anche anziane, rifugiate, disabili, appartenenti a una qualche minoranza etnica. Molto importante anche quantificare la differenza da un punto di vista economico: le donne guadagnano, in media, 77 centesimi per ogni dollaro guadagnato dagli uomini. Ma svolgono ogni giorno circa 12 miliardi di ore di lavoro di assistenza non retribuito.
2022: #breakthebias
Il tema scelto per l’anno in corso è rompere i preconcetti, #breakthebias.
Riporta il sito internationalwomensday.com: “Immaginate un mondo uguale per tutti i sessi. Un mondo libero da pregiudizi, stereotipi e discriminazione. Un mondo che sia diverso, equo e inclusivo. Un mondo dove la differenza è apprezzata e celebrata. Insieme possiamo forgiare l’uguaglianza delle donne. Collettivamente possiamo tutti #BreakTheBias.“
Si tratta senz’altro di un tema importante e, se possibile, in continuità con il filone su cui si sono basate le campagne di sensibilizzazione sul tema dei diritti delle donne, ossia l’empowerment femminile.
Nel sito internet ufficiale possiamo leggere delle azioni concrete portate avanti per cercare di parificare il ruolo femminile a quello maschile e viene proposta un’efficace campagna di sensibilizzazione in cui si viene chiamati a fare la propria parte realizzando ed inviando la propria immagine sul tema, rendendo quindi il progetto virale.
E il tema dell’attualità
Come però spesso accade, l’attualità entra con forza nella pianificazione di un progetto; quest’anno l’attualità ha assunto la forma della guerra operata dalla Russia ai danni dell’Ucraina.
Questo otto marzo, migliaia di donne ucraine lo trascorreranno in fuga dalla loro terra, sfollate, migranti, con i loro figli.
Alcune di queste donne saranno accolte in Europa, altre saranno alla ricerca di un modo per poter arrivare alla frontiera.
Altre donne saranno rimaste nelle loro città, martoriate dall’artiglieria, intente ad accudire i loro cari che non avranno avuto modo di potersi spostare. O magari nelle loro città, intente a combattere. Anche in questo momento.
Ecco, nel nostro piccolo, questo otto marzo vogliamo riprendere il tema proposto dall’internationalwomensday.com e applicarlo all’attualità. Anzi, riscontrare, come spesso accade, che è proprio nell’attualità, nell’emergenza, che i preconcetti vengono rotti in funzione della realtà.
Molti storici ed analisti imputano alla prima guerra mondiale l’evento catalizzatore dell’emancipazione delle donne dei primi anni del XX secolo, da una condizione immutata nei secoli di “angeli del focolare” a risorse a tutto campo nella conduzione della quotidianità in tempo di guerra.
Lungi da noi voler giustificare la guerra, in particolar modo questa guerra. Abbiamo però ritenuto di voler sottolineare come siano le azioni concrete ad innalzare i concetti e le campagne di sensibilizzazione.
Scrive Medici Senza Frontiere da Mariupol, Ucraina: “I civili non possono rimanere bloccati in zona di guerra. Le persone che cercano sicurezza devono poter fuggire senza la paura di essere coinvolte nelle violenze”. Chi lo scrive è Christine Jamet, Direttrice delle operazioni di MSF. Una donna.
Ecco.
International Women’s Day 2021
Se il 2022 ha dovuto fare i conti con l’attualità incarnata nel volto delle donne in fuga dalla guerra, l’anno appena trascorso ha visto la giornata dell’8 marzo modificata dall’incisività dell’attualità. Seppur con i criteri di distanziamento imposti per combattere la diffusione del Covid-19, si è festeggiata la Giornata Internazionale della Donna. L’edizione del 2021 ha avuto come tema quello della leadership per le donne, come raggiungere un futuro egualitario in un mondo colpito dalla Covid-19.
La giornata si è concentrata ancora una volta sulla questione legata alla possibilità per una donna di occupare ruoli di comando e di prestigio, soprattutto in un periodo profondamente diverso a causa del nuovo Coronavirus e dall’acutizzarsi delle differenze. Interessante e sicuramente causa di una forte riflessione è stato lo stridìo offerto tra il tema (la leadership femminile) e la condizione sacrificale che molte donne hanno dovuto subire per via delle limitazioni date dal coronavirus.
I dati, d’altronde, hanno rappresentato visivamente la situazione: molte più donne degli uomini hanno dovuto chiedere periodi di aspettativa dal lavoro – ferie, permessi finanche la terminazione del contratto di lavoro – per poter badare ai propri cari.
Il tema del divario tra i sessi è stato quindi ampliato. Appunto per questo è necessaria una sensibilizzazione che vada oltre la data simbolica dell’otto marzo.
L’argomento si è allineato con quello proposto dalla 65a sessione della Commissione sulla condizione delle donne, dedicato a un argomento combaciante e condiviso:
“Women’s full and effective participation and decision-making in public life, as well as the elimination of violence, for achieving gender equality and the empowerment of all women and girls”.
L’obiettivo è quello di promuovere una partecipazione piena ed effettiva delle donne nel processo decisionale nella vita pubblica, soprattutto oggi che possiamo dimostrare un punto. Molti paesi in cui il Covid-19 è stato contrastato con successo, come la Germania e la Nuova Zelanda, sono guidati da premier donna. In questa situazione di emergenza tutto questo deve essere messo in evidenza. Per raggiungere l’obiettivo principale di questa giornata.
Cosa vuol dire il tema del 2021
Raggiungere la parità di genere sotto ogni punto di vista, anche per l’accesso alle cure mediche e il diritto alla salute. Senza dimenticare la condizione economica che spesso è il punto di partenza dal quale si determinano altre forme di disuguaglianza. Nel corso della storia, Italiana ma non solo, moltissime sono le donne a cui la società deve alcune delle principali innovazioni (sociali, economiche, scientifiche etc.) e scoperte presenti ancora oggi nel nostro tessuto storico e, senza le quali, l’intero genere umano non avrebbe raggiunto la qualità di vita e di civiltà odierne.
Alcuni esempi
Rita Levi Montalcini : Rita Levi Montalcini (Torino, 1909 – Roma, 2012) è stata l’unica donna italiana ad aver vinto un Premio Nobel scientifico. Dopo aver convinto il padre a farla studiare, consegue la laurea nel 1936 in Medicina presso l’Università di Torino. Proprio durante la sua specializzazione in Psichiatria e Neurologia, nel 1938, è costretta a ritrovarsi davanti un ulteriore ostacolo, le leggi razziali. Di origine ebrea, è costretta a lasciare l’Italia emigrando in Belgio. Con il cominciare della guerra, la Germania nazista invade il Belgio così fa ritorno nella sua Torino, dove continua a fare ricerca, allestendo un piccolo laboratorio casalingo. Proprio in casa inizia a studiare il sistema nervoso degli embrioni di pollo; nel 1947 al finire degli scontri mondiali, accetta l’invito del neuroembriologo Viktor Hamburger e si reca negli Stati Uniti, presso la Washington University di Saint Louis. Qui, nel 1954, insieme al suo collaboratore Stanley Cohen, scopre il Nerve Growth Factor (NGF), una proteina coinvolta nello sviluppo del sistema nervoso. Per questa scoperta nel 1986 Rita Levi Montalcini e Stanley Cohen otterranno il Premio Nobel.
Nel 2002 fonda l’EBRI (European Brain Research Institute) sempre a Roma.
Nel 1998 ha fondato la sezione italiana della Green Cross International, riconosciuta dalle Nazioni Unite e presieduta da Michail Gorbaciov. Dal 2001 sino alla data della morte, è stata senatrice a vita.
Maria Montessori : Maria Tecla Artemisia Montessori nacque a Chiaravalle il 31 agosto 1870 e nella sua vita svolse numerosissime attività a beneficio della società; come quello di educatrice, pedagogista, medico, filosofa e scienziata italiana.
Fu una tra le primissime donne in Italia a laurearsi nella facoltà di medicina. Ciò che soprattutto la rese celebre nel mondo, fu l’ideazione del famoso metodo educativo per bambini che prese il suo nome, ovvero il “Metodo Montessori”. Questo metodo inizialmente fu utilizzato in Italia, ma a breve fu adottato in tutto il mondo, ed ancora oggi è considerato efficace e viene utilizzato in molti istituti.
E’ stata inoltre una decisa attivista per l’emancipazione femminile, partecipando sia al Congresso di Berlino nel 1896 che a quello di Londra dopo cinque anni.
Nel 1907 a San Lorenzo, Roma, aprì la prima Casa dei Bambini.
Durante un congresso in America nel 1913 verrà presentata come la donna più interessante d’Europa ed i suoi metodi divennero modelli mondiali nell’istruzione dei bimbi di tutte le idee.
Marie Curie : Maria Salomea Skłodowska, conosciuta con il nome Marie Curie, nacque il 7 novembre 1867 a Varsavia. Figlia di Władysław Skłodowski, un colto direttore di liceo che silenziosamente si opponeva al regime imposto alla Polonia dalla Russia Zarista e di Bronisława Boguska abbracciò le idee positiviste di Auguste Comte.
Lavorò per cinque anni come istitutrice per poter contribuire economicamente in famiglia e nel frattempo, dava lezioni gratuite ai figli dei contadini che all’epoca non potevano permettersi un’istruzione. A causa delle leggi polacche che in quel periodo negavano alle donne l’accesso agli studi superiori, nel 1891 si trasferì a Parigi ed iniziò a frequentare la Sorbona, dove si laureò in fisica e in scienze matematiche.
Dopo aver conosciuto lì anche colui che diverrà poi suo marito ed il suo più affiatato collega di studi, Pierre Curie, le ricerche effettuate approfondendo le teorie di Becquerel sulla radioattività porteranno i due a scoprire altri nuovi elementi radioattivi oltre l’uranio, cioè il polonio ed il radio.
Attraverso queste incredibili ricerche e, in seguito, grazie alla scoperta su come isolare il radio sotto forma di metallo, Marie Curie riceverà ben Due Premi Nobel, diventando così l’unica donna nella storia ad aver vinto l’ambito premio in due settori (Fisica prima e Chimica dopo).