Good ageing? Studiare, imparare, fare psicologia, vivere!

Cultura, LLL, psicologia della salute, psicologia positiva

Quarto articolo della rubrica che propone una serie di estratti dal libro “Senior – L’arte del saper invecchiare“, di Luciano Peirone ed Elena Gerardi. Qui è possibile leggere tutti gli estratti dal libro
Il libro è disponibile gratuitamente in versione PDF cliccando qui, mentre è possibile visitare il sito internet dedicato al libro a questo indirizzo:  https://www.senior-lartedelsaperinvecchiare.it

Continuando ad illustrare nel suo insieme complessivo il modello di ricerca-azione attuato dagli scriventi e dai loro numerosi collaboratori, è opportuno focalizzare (molto brevemente) l’attenzione sulle parole-chiave del titolo di questo paragrafo, cucendo il modello generale “Il Sole della Sera” insieme con la sua espressione operativa più impattante (in termini sia di quantità di soggetti coinvolti sia di qualità dei servizi erogati in fatto di psico-educazione): quella costituita dal lavoro compiuto all’interno della corposa galassia delle UTE (Università della Terza Età), con focus su corsi e laboratori, insegnamento e apprendimento, studio e socialità, encounter groups & human resources.

     L’innegabile ricchezza di significati che la parola “cultura” (troppo spesso ipersemplificata sino a grossolani fraintendimenti) si porta appresso, può venire compresa nell’apprezzarne i pragmatici legami con le altre tre keywords del paragrafo.

     Al di là degli indubbi aspetti estetici, la cultura è un elemento sia di conoscenza sia di tecnica e si può declinare in vari modi: qui, nello specifico, nella forma LLL.

Lifelong & Lifewide Learning

     L’acronimo LLL (Lifelong & Lifewide Learning) significa apprendere per tutta la lunghezza ed ampiezza della vita, in altre parole sempre (senza limiti temporali) e sfruttando ogni occasione. Lifelong: per l’intera durata della vita. Lifewide: in ogni settore di vita, in ogni circostanza (pubblica, privata, personale, intima, in famiglia, nella coppia etc.). Pertanto: “in lungo e in largo”, acculturazione per tutta la vita, cogliendo svariate opportunità.

     Da parte degli autori, ogni qual volta sia stato possibile si è cercato, nel corso di tanti anni di lavoro sociale e clinico nel settore dell’ageing, di applicare questo duplice approccio, ovviamente afferendo all’area delle scienze umane che lavorano a beneficio della personalità tesa a potenziarsi, sfruttando in particolare l’ampio bagaglio metodologico della psicologia positiva e del benessere. 

     Nel contesto del presente paragrafo il concetto e il lavoro di AHA trovano interpretazioni che approfondiscono il potente strumento operativo chiamato “learning/apprendimento”, evocante l’approccio in termini di “continuing education”, nonché l’approccio in termini di benefica psico-promozione, a sua volta implicante una specifica didattica.

Terza età, un tempo liberato

     Terza età, ovvero un tempo libero, un tempo liberato, per cui un apprendimento volontario, un self-motivated learning. Da qui la ricerca della conoscenza… una “libera” ricerca!

     Il modello delle Università della Terza Età –  oggi anche nella versione e-learning, sempre più diffusa ed efficace – non è solo quello di un “passatempo” per chi ha del tempo libero: si tratta (non sempre, ma molto frequentemente) di una attività di vero e proprio studio, comportante applicazione e quindi concentrazione e quindi memoria e quindi un apprendimento decisamente “forte”, carico di valenze che istruiscono e trasformano l’utente/studente.

     Proprio perché già nel linguaggio quotidiano vale il saggio detto “Non si finisce mai di imparare”, questo imparare nella terza-quarta età è indispensabile per intercettare il bisogno (purtroppo raramente messo a fuoco nella quotidianità) di educare, proprio nel senso etimologico di “guidare”: pertanto, bisognerebbe imparare qualcosa per educare se stessi.

     In queste particolari “università” è possibile attivare la cultura come “informazione e non solo”, la cultura anche come emozione e relazione: da qui il tentativo (spesso riuscito) di “forgiare” l’utente, chiamato ad un apprendimento addirittura nuovo e creativo rispetto a quello fruito in tradizionali e ufficiali contesti.

     Dal punto di vista scientifico si è potuto verificare (“toccando con mano”, soprattutto con interviste focalizzate e ad personam, atte a rilevare l’impatto di quanto appreso) che il metodo “LLL for Third & Fourth Education” si è definitivamente affermato quale strumento culturale pressoché ottimale (tramite corsi, lezioni, workshops, conferenze, gruppi d’incontro, convegni, progetti psicoeducativi, vita associativa, esperienze di volontariato etc.) al fine di potenziare varie capacità (cognitive, emozionali, relazionali, socializzative) tipiche dell’invecchiamento attivo e salutare.

Apprendere equivale a crescere e migliorare.

     Quelle che qui vengono esposte possono sembrare facili ed esageratamente ottimistiche considerazioni su cosa significhi apprendere durante e in favore della terza-quarta età, ma non è così. L’apparente banalità viene smentita dal fatto comprovato che apprendere equivale a crescere e migliorare.

     Per cui abbiamo: LLL quale ricchezza culturale, quale risorsa culturale, quale bagaglio di estrema importanza nel process of ageing; LLL quale irrobustimento culturale di fondo dotato di impatto psicologico (e anche medico) che va a contrastare l’incipiente fragilità correlata alla seconda metà della vita (purtroppo fase involutiva), però una fragilità e una involuzione più di tipo organico che di tipo funzionale. Mediante un efficace apprendimento a vivere (perché a ciò serve la cultura!), se è vero che nel diagramma della vita la curva biologica scende (ma lentamente!) è anche vero che, al contrario, la curva esistenziale, qualora opportunamente stimolata ed alimentata, può ancora continuare a salire.

     Nel nostro contesto di action-research la cultura intesa come “educazione” cosa significa? Significa educazione/rieducazione degli adulti e degli anziani/vecchi. Significa cultura come libera scelta e fonte di piacere. La continuing education è un processo di acculturazione teoricamente infinito, in grado di venire sottoposto ai soggetti aged e da questi accettato e reso utile.

     Proprio perché nel “bene-stante” Western World l’acquisizione di informazioni è oggi in grado di durare per l’intero arco di vita e per l’intera ampiezza di vita, il cosiddetto lifelong and lifewide learning può causare effetti positivi sia sul versante del livello di istruzione sia, e ancor più, sul versante della salute esistenziale (e anche fisica).

     Se ben gestita, la parola-chiave (learning) può rivelarsi una “parola magica”: un potente apprendimento, inteso come azione (per l’appunto: active ageing) e come desiderio di imparare e di rinnovarsi, come interesse e passione per lo studio, come ricca articolazione di una educazione continua che di volta in volta può configurarsi come permanente oppure ricorrente oppure addirittura rinnovata.

     E allora…

     Learning quale contenuto: il “cosa”, ciò che si apprende, l’informazione che viene portata dentro e, possibilmente, memorizzata e “interiorizzata”.

     Learning quale relazione: il “come”, il modo in cui quanto sopra descritto avviene, il che pone sotto la lente di ingrandimento lo stile del fare, dell’interazione, della trasmissione cognitiva ed emotiva fra emittente e ricevente.

     Fra l’altro, tutto ciò comporta, inevitabilmente, una didattica multidimensionale, dotata di una marcata interattività fra docente e discente: una comunicazione strutturata su un linguaggio articolato in vari stili e livelli di difficoltà, con la costante verifica “sul momento” della avvenuta effettiva comprensione da parte del discente.

     Entrambe le componenti del learning (il contenuto e la relazione) risultano strettamente embricate con la psiche e, quindi, con la scienza psicologica.

una persona legge
delle mani che suonano

     E allora…

     Va sottolineata, ancora una volta ma in modo sempre più incisivo, l’estrema importanza (ai fini dell’Invecchiamento Attivo e Salutare) della Cultura: sia quella di base (il sano “buon senso” della popolazione comune), sia quella di elevato livello e con contenuti di massima, sia quella scientifica di ordine generale, e poi, nel cuore del discorso, soprattutto quella scientifica e specialistica della psicologia (in particolare la health psychology e la positive psychology[1]).

     Nel contesto della gestione dell’invecchiamento l’azione della psicologia della salute viene essenzialmente intesa quale:

  • contrasto ex ante alla fragilità;
  • in particolare prevenzione di varie forme di disagio e malattia;
  • tutela/protezione della salute;
  • potenziamento del benessere;
  • promozione della salute.

     Le due ultime voci sono quelle finalizzate in modo specifico alla “materializzazione” del concetto di psico-promozione: esattamente quanto viene attivato all’interno di varie sedi dell’Università della Terza Età, in particolare attraverso processi incentrati su insegnamento e apprendimento esplicitamente mirati alla salute medica (corsi e laboratori di sanità fisica) e alla salute psichica (corsi e laboratori di serenità esistenziale). Nel caso del nostro modello, l’indagine affiancata all’intervento ha dimostrato quanto segue: l’intervento culturale (informare, sensibilizzare, educare) plasmante l’utenza della terza-quarta età ha costituito una “spinta esistenziale”, rendendo consapevoli e costruttivi tanto gli individui quanto i gruppi; inoltre, ha permesso di recuperare o addirittura instaurare ex novo le componenti positive ed efficaci della everyday life, trasmettendo il fondamentale messaggio di “una nuova definizione della salute”.

     In tale contesto e ancor più nel dettaglio, sono state messe in atto specifiche azioni, tutte unite dai comuni targets: salute, positività, benessere.

     Qui di seguito vengono elencate situazioni psicodinamiche (in parte cognitive ma in prevalenza emotive) che gli scriventi (con i loro collaboratori: colleghi psicologi e medici, tirocinanti psicologi, laureandi in psicologia, volontari Anthropos, volontari UNITRE etc.) hanno suggerito e somministrato, di volta in volta nel corso di tanti anni, lavorando con gli anziani/vecchi (individui, piccoli gruppi, grandi gruppi) in funzione di un obiettivo ben preciso: quello di contribuire ad una loro maturazione in quanto Seniores, mediante la stimolazione di una carica di soggettività umana a beneficio dell’AHA.

     Nello specifico, si tratta di competenze e abilità (skills) tipiche della psicologia della salute e della psicologia positiva, che si è cercato di attivare e realizzare sotto forma di operative capacità, ovviamente con esiti assai differenziati da individuo a individuo e da situazione a situazione, ma sostanzialmente improntati ad efficacia e utilità comprovate dal “grado di soddisfazione” dimostrato dall’utenza.

     Questo background scientifico (composto da situazioni e tecniche psicologiche a loro volta inserite nel più ampio contesto della cultura psicologica) ha riguardato svariate prospettive: porre l’accento sulla qualità della vita, sviluppare un ragionevole senso di ottimismo nei riguardi della concreta esistenza quotidiana, curare lo scopo di una vita “buona/fiorente”, guardare in avanti, proiettare se stessi verso il futuro, porsi realistici obiettivi, mirare a traguardi gratificanti, indurre rilassamento e serena meditazione, costruire coping e resilienza, attivare la capacità di adattamento, lavorare per l’autonomia e l’efficacia relazionale, promuovere la comunicazione, spingere verso pensieri positivi e creativi, suggerire fiducia e speranza, stimolare autostima e assertività, capire come non aver timore nell’essere felici e nell’esprimere le relative sensazioni, produrre la conoscenza di sé e degli altri, coltivare l’intelligenza emotiva e l’affettività, affinare la capacità empatica, perseguire il processo di individuazione e l’autorealizzazione, e altre voci ancora.

     Pertanto: risultare “attivi” in funzione dell’ageing e, di conseguenza, situare se stessi in linea con lo star bene e la salute a tutto campo intesa. Insomma: una positività espressa in svariate direzioni, ovvero il senso/significato della coppiaCultura e LLL” per i “nostri” utenti.

     Tirando le fila di questo paragrafo, tra le sue righe ancora una volta torna a farsi sentire il “fattore tempo”. L’incedere degli anni comporta sì problemi ma anche opportunità: opportunità quali soluzioni dei problemi e quali novità che appaiono all’orizzonte.

     Lunga vita e nuove sfide: ecco condensato il destino della terza e quarta età. Nella versione favorevole, il Fato può riservare efficaci strumenti: Cultura e LLL da un lato, psicologia della salute e psicologia positiva dall’altro. Le due coppie si incontrano in modo fecondo mediante la fusione di conoscenza e vitalità.

     Esiste (ed eticamente parlando dovrebbe “sempre” esistere in funzione del benessere!) una certa correlazione fra longevità[2] da un lato e cultura-esperienza-saggezza-AHA dall’altro lato: oggi, nell’area avanzata del pianeta, tendenzialmente più si vive e più si vive bene (in modo salutare-produttivo-creativo). Pertanto, sono elevate le probabilità della stretta convergenza e della reciproca relazione causa-effetto fra questi due ordini di fenomeni (quantità di vita e qualità di vita): l’uno potenzia l’altro e viceversa.

     Senior e Seniorship affondano le proprie radici nella Cultura, principalmente intesa quale studio e relazionalità. L’Umanità/Umanesimo emergono dalla socializzazione insita nell’LLL. Le due psicologie sono attivate in modo diretto/esplicito oppure in modo indiretto/implicito, ma entrambe le modalità risultano efficaci nei loro obiettivi. I fruitori ottengono benefici in fatto di informazione, formazione, educazione, socializzazione e salute (immateriale e materiale).

     In estrema sintesi, a mo’ di formula:

Cultura: soprattutto “studēre, studēre, studēre!”

Continuing Education (Educazione Permanente/Ricorrente/Rinnovata) = Salute

LLL + Psicologia della Salute + Psicologia Positiva = AHA

Bibliografia

  • Delle Fave, A. (Ed.) (2006). Dimensions of Well-Being. Research and interventions. Milano: FrancoAngeli.
  • Matarazzo, J. D. (1980). Behavioral health and behavioral medicine: frontiers for a new health psychology. American Psychologist 35, 807-817.
  • Seligman, M. E. P. (2011). Flourish: a visionary new understanding of happiness and well-being. New York: Free Press.

[1] Per una visione ad ampio raggio delle caratteristiche di fondo della psicologia della salute e della psicologia positiva si rimanda alle svariate essenziali voci contenute nella bibliografia che costituisce parte integrante del presente volume. In particolare, tuttavia, si pone l’accento sui seguenti lavori: Matarazzo, J. D. (1980). Behavioral health and behavioral medicine: frontiers for a new health psychology. American Psychologist, 35, 807-817; nonché Seligman, M. E. P., & Csikszentmihalyi, M. (2000). Positive psychology: an introduction. American Psychologist, 55, 5-14.

[2] Sul senso e sulla potenziale positività del concetto di “vita lunga” si consulti questo importante testo: De Beni, R., & Borella, E. (Eds.) (2015). Psicologia dell’invecchiamento e della longevità. Bologna: il Mulino.