Prof. Claudio Ferri – Dr.ssa Livia Ferri
La mancata aderenza farmacologica è da molti considerata un nuovo fattore di rischio, non solo cardiovascolare (1). In Italia, il tema è stato per anni conosciuto solo superficialmente, divenendo progressivamente sempre più rilevante a causa della facile possibilità di valutare l’effettiva persistenza in terapia dei pazienti cronici grazie alle ricette fatte dai medici di famiglia o, meno comunemente, dagli specialisti ospedalieri. Infatti, le ricette vengono registrate e – essendo fisso il numero di compresse/fiale contenuto in ogni confezione e/o il numero di erogazioni che possono derivare da uno spray – è facile verificare se il singolo paziente ha ritirato un numero congruo di confezioni in un dato periodo di tempo.
Le pubblicazioni in merito sono una moltitudine, ma sicuramente quelle prodotte dalla Scuola milanese, usando il data-base della regione Lombardia, sono quelle più illuminanti in merito, soprattutto nel contesto dell’ipertensione arteriosa (2). Grazie a questi lavori, il clinico è venuto a conoscenza in modo strutturato di quanto il proverbio emiliano “il medico mi ha prescritto il farmaco, lo speziale me lo ha preparato, io lo ho buttato” sia vero e di quanto le malattie siano influenzate dal comportamento del paziente, che in modo volontario e/o per dimenticanza non assume come dovrebbe le medicine prescritte.
Dura Lex sed Lex - Accesso riservato
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