Premessa: partiamo dalla MERS
Nel 2012 venne segnalato in Arabia Saudita il caso di un paziente affetto da una strana patologia polmonare, le cui cause erano allora sconosciute. In seguito, il virologo Egiziano Dr. Mohamed Zaki, isolò per la prima volta il virus responsabile della patologia a cui venne dato il nome di Mers-Cov, ossia “sindrome respiratoria del Medio Oriente”.
Da allora, sono stati rilevati oltre 2.600 casi di coronavirus della sindrome respiratoria del Medio Oriente in 27 Paesi. In Europa, otto Paesi hanno riportato casi confermati, tutti con collegamenti diretti o indiretti con il Medio Oriente (fonte: ecdc)
Da questa introduzione, una piccola provocazione: quante persone, nel 2012, erano a conoscenza della MERS? E quante, tra queste, erano preoccupate per una possibile epidemia di un nuovo virus?
Il fatto che oggi si parli così assiduamente della monkeypox dipende molto distintamente dal trauma che la pandemia da Covid-19 ha generato in noi, rendendoci molto suscettibili a notizie su nuovi virus e nuove epidemie.
Per questo abbiamo deciso di scrivere questo articolo, perché siamo convinti che solo attraverso la conoscenza si può evitare il panico incondizionato ed affrontare le notizie con gli strumenti necessari per poterli metabolizzare.
Conclusioni (per chi va di fretta)
Nei giorni scorsi sono stati segnalati alcuni casi in vari paesi d’Europa di vaiolo delle scimmie. Ciò che ha destato maggiore preoccupazione è legato al fatto che la maggior parte dei contagi non sono avvenuti nell’Africa Occidentale, ossia la zona in cui questa malattia è endemica, bensì a livello locale. Inoltre, alcuni casi sono stati segnalati specificamente nella comunità omosessuale inglese, provocando reminiscenze dei primi incontri avuti con il virus dell’HIV degli anni ’80.
Un riassunto dell’articolo prima di entrare nello specifico ed approfondire meglio il tema:
- il vaiolo delle scimmie è parente del vaiolo umano, ma più debole, in termini di sintomatologia e di esiti avversi. Non è un nuovo virus.
- Casi di vaiolo delle scimmie sono stati recentemente riscontrati in Europa e, specie nel Regno Unito, sono stati accertati casi di contagio diretti (non provenienti dalle zone in cui la malattia è endemica). Altri casi sono stati riscontrati anche negli Stati Uniti.
- Anche in Italia sono stati individuati tre casi, tutti collegati tra loro.
- Dato il metodo di contagio, non è così facile contagiarsi con il vaiolo delle scimmie, e nel Regno Unito i metodi di contagio acclarati sono stati principalmente di tipo sessuale.
- Ad oggi, non esistono le condizioni per poter parlare di epidemia, i casi sono limitati e non devono destare preoccupazione.
- Nell’improbabile caso in cui si dovesse arrivare in una situazione di emergenza, il Ministero della Salute italiano si è detto preparato ad affrontare nuovi casi con eventuali vaccinazioni di emergenza con vaccino anti vaiolo umano (efficace all’85% contro monkeypox).
- Comunque, chiunque abbia già avuto la vaccinazione anti vaiolo dovrebbe avere un grado di protezione molto alto anche per il vaiolo delle scimmie
Che cos’è il vaiolo delle scimmie?
Il vaiolo delle scimmie è una zoonosi (malattia che si può trasmettere da animale a uomo) che di solito si verifica nelle zone boschive dell’Africa centrale e occidentale. È causato dal virus del vaiolo delle scimmie, che appartiene alla famiglia degli orthopoxvirus.

Trasmissione, incubazione e sintomi
Il vaiolo delle scimmie può essere trasmesso per esposizione a goccioline attraverso l’espirazione di grosse gocce e per contatto con lesioni cutanee infette o materiali contaminati.
Il periodo di incubazione del vaiolo delle scimmie è solitamente compreso tra 6 e 13 giorni, ma può variare da 5 a 21 giorni. La malattia è spesso autolimitante e i sintomi si risolvono spontaneamente entro 14-21 giorni.
I sintomi possono essere lievi o gravi e le lesioni possono essere molto pruriginose o dolorose. Normalmente consistono in eruzioni cutanee simili a quelle della Sifilide o del Morbillo, infezioni batteriche della pelle, scabbia, sifilide e allergie associate ai farmaci. La linfoadenopatia durante la fase prodromica della malattia può essere una caratteristica clinica per distinguere la monkeypox dalla varicella o dal vaiolo.
Eistono due gruppi di monkeypox, quello dell’Africa Occidentale e quello del Bacino del Congo.
È stato documentato che il tasso di mortalità per la famiglia dell’Africa occidentale è di circa l’1%, mentre per quella del bacino del Congo può arrivare fino al 10%.
Il serbatoio animale rimane sconosciuto, anche se è probabile che si trovi tra i roditori.
Casi di vaiolo tra persone e immunità
I casi più lievi di vaiolo delle scimmie possono passare inosservati e rappresentare un rischio di trasmissione da persona a persona. È probabile che l’immunità all’infezione sia scarsa in chi viaggia o è esposto in altro modo, poiché la malattia endemica è normalmente limitata geograficamente a parti dell’Africa occidentale e centrale.
Storicamente, la vaccinazione contro il vaiolo ha dimostrato di essere protettiva contro il vaiolo delle scimmie. Mentre un vaccino (MVA-BN) e un trattamento specifico (tecovirimat) sono stati approvati per il vaiolo delle scimmie, queste contromisure non sono ancora ampiamente disponibili e le popolazioni di tutto il mondo di età inferiore ai 40 o 50 anni non beneficiano più della protezione offerta dai precedenti programmi di vaccinazione contro il vaiolo.
I casi recenti di Vaiolo delle scimmie
Il 7 Maggio è stato segnalato il primo caso di un individuo affetto da vaiolo delle scimmie a seguito di un viaggio A/R UK Nigeria. Il 13 maggio 2022, l’OMS ha ricevuto la notifica di due casi confermati in laboratorio e di un caso probabile di vaiolo delle scimmie, provenienti dalla stessa famiglia, nel Regno Unito. Il 15 maggio sono stati segnalati altri quattro casi confermati.
Come riporta l’OMS, sulla base delle informazioni attualmente disponibili, l’infezione sembra essere stata acquisita localmente nel Regno Unito. L’entità della trasmissione locale non è chiara in questa fase e c’è la possibilità di identificare altri casi.
Altri casi sono stati segnalati in Spagna e Portogallo, facendo salire il conto ad una ventina in tutta Europa.
Anche negli Stati Uniti è stato registrato mercoledì scorso un caso di vaiolo delle scimmie, mentre un caso sospetto è stato segnalato giovedì a New York.
La situazione in Italia
Un primo caso di Vaiolo delle scimmie è stato segnalato dall’IRCCS Spallanzani di Roma. Nel comunicato diffuso dall’Istituto si legge che “si tratta di un giovane adulto tornato dalle isole Canarie che si era presentato al Policlinico Umberto Primo. Il quadro clinico è risultato caratteristico e il virus è stato rapidamente identificato con tecniche molecolari e di sequenziamento genico dai campioni delle lesioni cutanee”. In seguito, altri due casi di contagio (collegati al primo paziente) sono stati riscontrati e ricoverati presso lo Spallanzani.
Le contromisure
Il Ministero della Salute, al riguardo, ha fatto sapere che sono disponibili in Italia circa 5 milioni di vaccini contro il vaiolo umano (dichiarato eradicato dall’OMS nel 1979), che diluiti possono essere facilmente distribuiti a circa 25 milioni di soggetti.
Inoltre, circa metà della popolazione italiana ha ancora una forte immunità dovuta alla campagna di vaccinazione anti vaiolo portata avanti negli scorsi decenni, che si stima abbia un’efficacia dell’80% anche per i casi di Vaiolo delle scimmie.
Prevenzione
Dato l’alto tempo di incubazione, non è facile poter determinare il contatto con un soggetto affetto da vaiolo delle scimmie, e mettere quindi in atto efficaci misure di prevenzione. Ciononostante, le tipiche raccomandazioni di igiene che siamo stati abituati a conoscere possono essere utili nel caso si senta il bisogno di aumentare la guardia contro questa malattia:
- Evitare il contatto con animali che potrebbero ospitare il virus.
- Evitare il contatto con materiali – come le lettiere – che sono stati a contatto con un animale malato.
- Isolare i pazienti infetti da altre persone che potrebbero essere a rischio di infezione.
- Praticare una buona igiene delle mani dopo il contatto con animali o persone infette. Ad esempio, lavarsi le mani con acqua e sapone o utilizzare un disinfettante per mani a base di alcol.