L’impatto dell’iperkaliemia e della mancata aderenza alla terapia

Con inibitori del sistema renina-angiotensina-aldosterone nei pazienti con scompenso cardiaco

Le terapie con gli inibitori del sistema renina-angiotensina-aldosterone (RAASi) hanno mostrato essere efficaci nel favorire il miglioramento clinico in pazienti con patologie come diabete, cardiopatie ischemiche, insufficienza cardiaca e malattia renale cronica.

Tuttavia, diversi studi in letteratura hanno osservato come, nonostante i comprovati benefici, l’utilizzo di farmaci RAASi si associ ad un aumentato rischio di iperkalemia, un disturbo elettrolitico di rilevante importanza clinica in quanto può portare a una serie di complicazioni anche fatali con esordio subdolo ma con evoluzione verso quadri di paralisi generalizzata, aritmie ed altri effetti anche molto gravi a carico dell’apparato cardiocircolatorio. Inoltre, il quadro risulta ulteriormente aggravato dal fatto che i pazienti che rientrano tra i maggiori beneficiari di una terapia con RAASi hanno spesso una ridotta funzionalità renale che porta con sé un rischio maggiore di insorgenza di iperkalemia.

Nella pratica clinica, Il timore dell’insorgenza dell’iperkalemia come effetto avverso comporta una modifica del regime terapeutico RAASi in termini di riduzione del dosaggio o di sospensione del trattamento. Al contempo, la rimodulazione/sospensione della terapia con RAASi è associata ad un peggioramento degli esiti clinici.

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