La comunicazione al tempo del Covid 19

Giuseppe Gullace
Consulente Cardiologo, Multimedica Hospital Group, Limbiate (MB)
Coordinatore International Committee for Education and Cooperation della SISMED.

     A partire dalla fine di gennaio del 2020, da quando il Covid 19 ha incominciato ad entrare nella società e nella vita delle persone prima subdolamente poi con impeto violento e drammaticità, abbiamo assistito ad una lunga lista di medici, infermieri ed operatori sanitari caduti sul campo per evidente disorientamento organizzativo ed assoluta mancanza di sistemi di protezione ed a lunghe maratone televisive con sfilate di tanti illustri medici, ricercatori, scienziati che prima di ora nessuno sapeva che esistessero. La percezione è stata che tutti avessero le idee confuse (comprensibile visto che si tratta di un virus di cui si conosce ancora poco o niente), pochi con interventi prudenziali, pochissimi con interventi chiari e di buon senso.

     Ma quello che più ha colpito è stata la frequente divergenza di opinioni, diversa interpretazione dei dati (quando veniva fatta) e, ancora peggio, la pretesa di primogeniture di terapie mediche efficaci e lo scontro verbale tra professionisti che ha alimentato polemiche e liberato la tifoseria sui social in maniera molto distorta dai contenuti e grande disorientamento tra i lettori/ascoltatori. Il tutto in un contesto di manipolazione comunicativa finalizzata più che ad informare in maniera corretta, a fare spettacolo (o audience) diffondendo messaggi confusionari, poco rassicuranti, spesso angoscianti; una forma subliminale di gaslightening (cioè “rintronare” le persone mediante manipolazione della realtà, e stimolazione dei sentimenti, facendo perdere a queste la coscienza critica e facendoli convincere che la verità propinata è quella vera, l’unica in cui credere).

     Uno spettacolo, a mio avviso, poco decoroso sia per la classe medica sia per quella giornalistica entrambe orientate non tanto a dare la sostanza dell’informazione quanto a fare bella mostra di sé, con il risultato finale di disorientare gli spettatori, tra confronti ed opinioni diverse, a volte queste ultime, neanche compiutamente espresse. In sostanza, nessuno si è, comunque, preoccupato degli effetti che tali dichiarazioni e messaggi (confusi e contraddittori) avrebbero potuto provocare negli ascoltatori.

     L’avere percepito tale spettacolo come sconcertante esibizione più di forma che di sostanza, mi spinge ad alcune considerazioni:

  1. Non possiamo vivere senza comunicare; ma proprio per questo è importante sapere che la percezione del messaggio inviato può essere influenzata da molti fattori a seconda dei quali può determinare nel ricevente diverse reazioni. Diceva Oriana Fallaci che il personaggio noto prima di parlare deve valutare bene quello che dice proprio per gli effetti che il suo messaggio può provocare in quanto personaggio pubblico. Vorrei che i media comunicassero in maniera corretta e chiara le notizie, scorporandole dai commenti personali che spesso alterano l’obiettività della notizia stessa fino a sembrare una opinione più che un fatto. Chi ascolta la notizia senza commento è in grado da solo di valutarla secondo i suoi parametri.
  2. Comunicare significa anche trasferire opinioni, ipotesi, commenti, dubbi e quant’altro che non sono la notizia ma semplicemente qualcosa di soggettivo e personale il cui contenuto può essere valutato liberamente dall’ascoltatore/lettore in quanto tale e non come notizia. Vorrei che le opinioni personali sia dei medici che dei giornalisti fossero supportati da dati reali, letti in maniera obiettiva e non interpretati a secondo del proprio interesse personale (supporter action). Ciò ingenera confusione e disorientamento in chi ascolta/legge ed il risultato è una disinformazione, spesso atta a manipolare il fruitore, che comunque costa alla collettività.
  3. Le divergenze di opinioni e le diverse interpretazioni di dati scientifici da parte di medici e ricercatori dovrebbero essere discusse in ambito scientifico, quali sono i congressi e gli eventi dove la platea è composta da persone competenti ed il messaggio rimane confinato all’interno di una audience comunque competente sia per i contenuti sia per le modalità di discussione; i dubbi scientifici quando rimangono all’interno degli esperti generano stimoli per la ricerca non disinformazione. Vorrei che la classe medica discutesse al proprio interno dei dubbi e delle divergenze ed al grosso pubblico si mostrasse unita e con una unica voce, riportando con chiarezza ciò che compiutamente si conosce e ciò di cui si sa poco o niente; solo così si eviterà di ingenerare confusioni, false certezze, paure ed allarmi ingiustificati, solo così si guadagnerà rispetto e credibilità da parte della gente, solo così si farà un servizio serio, credibile ed utile alla comunità.
  4. La Medicina non è una scienza esatta e proprio per questo quanto viene comunicato deve essere supportato dai dati che in quel momento sono più definiti. Vorrei che in assenza di certezze, le opinioni fossero univocamente chiare e limitate allo stretto significato che i dati danno per evitare di dare false illusioni in chi ascolta/legge o comunque disorientamento  che è una delle cause per cui le persone si rivolgono ai social media.

     La Medicina è una grande disciplina scientifica, una Arte difficile, una Scienza in continuo sviluppo, complicata da gestire, la cui pratica professionale ha nobili finalità per cui ha bisogno di un’elevata moralità e, soprattutto, dell’amore per se stessa e per l’umanità.

     Il Medico dovrà essere capace nella pratica clinica di coniugare conoscenze organizzate (scienza), applicazione delle conoscenze alla cura (arte), presa in carico del    percorso del Paziente  (management) e uso appropriato della tecnologia.

     Nella sua pratica professionale il Medico dovrà imparare ad usare con buon senso i social ed a combattere le fake news in Medicina con un comportamento rigoroso e credibile, essere in grado di riappropriarsi della responsabilità del proprio operato, della correttezza della propria comunicazione, della esattezza, per quanto possibile, delle informazioni che dà, tutto finalizzato al bene della comunità.

.….si spaccia per medico qualunque idiota profano: il giudeo, il frate, l’istrione, il barbiere, la vecchia; come fanno da medici l’alchimista o il saponaro, o il custode dei bagni, o il falso oculista. Così mentre ognuno cerca il lucro, l’arte perde il suo pregio (Scuola Salernitana di Medicina).

     Se questo succederà, la Medicina e la nobile professione medica non saranno più in grado di dare punti di riferimento serio per la Sanità e perderanno la loro credibilità e rispettabilità.