L’immunità di gregge da infezione funziona?

Definizione di immunità di gregge

Sin dall’inizio della pandemia una nuova frase è passata dall’essere argomento specifico per gli addetti ai lavori a far parte della conoscenza collettiva. Stiamo parlando dell’immunità di gregge.

Per immunità di gregge (herd immmunity in inglese) si intende quel fenomeno per cui, una volta che una larga maggioranza della popolazione è entrata a contatto (si è infettata) con un agente patogeno, essa diviene immunizzata allo stesso, bloccando il contagio e quindi evitando che la malattia possa continuare a propagarsi.
La stessa terminologia viene utilizzata quando si parla di immunità data dai vaccini: esiste infatti una parte di popolazione che non può essere vaccinata -ad esempio per via di un’allergia conclamata ai componenti del vaccino oppure per impossibilità data da altre patologie concomitanti che ne impediscono la vaccinazione- per cui facendo in modo che la maggior parte delle persone con cui tali soggetti potrebbero venire a contatto siano vaccinati, si impedisce che i primi possano essere soggetti ad infezione.

Il ruolo della politica

Sin dai mesi di marzo/aprile dello scorso anno si sono confrontate due scuole di pensiero:

  • un gruppo convinto che vi fosse la necessità di limitare le interazioni sociali per bloccare l’avanzata del coronavirus, convinto che l’immunità di gregge si sarebbe potuta raggiungere soltanto attraverso la vaccinazione di massa;
  • un secondo gruppo, convinto che si potesse raggiungere l’immunità di gregge facendo infettare quella fetta di popolazione che avrebbe potuto “sopportare” la malattia, facendo quindi scemare l’ondata del virus Sars-CoV-2.

Il ruolo della comunità scientifica è stata quindi quella di porsi a supporto delle decisioni politiche, non potendo prendere le parti dei governanti. Ecco quindi che alcuni di questi hanno deciso di intraprendere approcci differenti in diverse realtà nazionali.

Facciamo riferimento ad esempio alla scelta iniziale del Primo Ministro della Gran Bretagna, Boris Johnson (il quale dichiarò che gli inglesi si sarebbero dovuti abituare all’idea di perdere molte persone care) oppure all’ex Presidente degli Stati Uniti e l’attuale Presidente del Brasile, che hanno continuato a minimizzare l’incidenza del virus pur con l’incedere dei mesi (e degli infetti).

Col passare del tempo le evidenze portate dalla comunità scientifica hanno portato il Premier Boris Johnson a ricredersi sulla strategia inizialmente intrapresa mentre, come accennato, non è riuscita a far cambiare idea all’ex Presidente Trump ed al Presidente Bolsonaro.
Quest’ultimo, in particolar modo, ha permesso che il virus circolasse liberamente in molte parti del Brasile, creando delle situazioni fortemente critiche per il carico ospedaliero e producendo un numero di morti che sarebbe potuto essere evitato attuando specifiche profilassi (distanziamento sociale, mascherine etc..)

Il “caso” Manaus

Parco di Maindu, Manaus –
Photo by Bruno Melo on Unsplash

Manaus è una città di due milioni di abitanti alle porte della foresta amazzonica.
È una città particolare, giacché è raggiungibile via terra soltanto provenendo dal Venezuela, mentre può essere raggiunta dal Brasile solo via acqua o per via aerea.

Nelle ultime settimane il nome di questa cittadina è balzata agli onori delle cronache internazionali per via delle notizie che giungevano dagli ospedali e dalle case funerarie del luogo: notizie di scorte di ossigeno terminate, pazienti pediatrici trasportati per via aerea in altri luoghi della Nazione e cimiteri senza più spazio a disposizione per la tumulazione dei corpi.

Le scellerate decisioni sanità pubblica sopra riportate hanno così permesso, pur nella loro triste realtà, di analizzare scientificamente se davvero l’immunità di gregge attuata lasciando “libero” il virus potesse essere un’opzione attuabile nella lotta contro il Covid-19

I dati e lo studio

Proprio per via della difficoltà di approvvigionamento e del lassismo nei riguardi delle norme di prevenzione decise dal governo, questa città nel corso dei mesi ha subito un feroce attacco del virus Sars-CoV-2: già nel mese di giugno 2020 almeno il 66% della popolazione era stata infettata dal virus, fino a raggiungere la cifra del 76% nel mese di ottobre.

Simili numeri si collocano dunque nella forbice secondo la quale, in teoria, una popolazione dovrebbe raggiungere l’immunità di gregge, portando quindi il virus a terminare la sua corsa.
Ma non è andata così.

I tassi di mortalità visti a Manaus a Ottobre, riporta Science magazine in un suo articolo del 15 gennaio, sono infatti stati di 1193 persone decedute sul milione di abitanti. Nello stesso periodo -per fare una comparazione- in UK vi era stata un’incidenza di 620 decessi per milione, in Francia 490/milione, mentre in Nuova Zelanda, una delle nazioni più efficaci nel combattere l’infezione da Sars-CoV-2, i deceduti per milione erano stati 5.

Si legge nell’articolo:

L’accumulo di dati sulla reinfezione con SARS-CoV-2 suggerisce che l’infezione primaria potrebbe non conferire in modo coerente un’immunità a lungo termine a tutti gli infetti, sebbene la frequenza della reinfezione e le correlazioni di una risposta immunitaria efficace rimangano scarsamente comprese. Se l’immunità diminuisce nel tempo, gli individui esposti possono tornare a diventare sensibili, fornendo una nuova popolazione suscettibile che può quindi contribuire alla trasmissione.

Tradotto dall’articolo originale “Herd immunity by infection is not an option”

Secondo diversi studi condotti, Manaus sarebbe l’epicentro di quella variante denominata “P.1-B1.1.28” o brasiliana: secondo il sito lab.ilsole24ore.it “la verifica delle sequenze virali ha confermato un aumento della diffusione di questa variante che è passata dal 52.2% del totale (dicembre 2020) all’85,4% (gennaio 2021). Sono in corso studi mirati per verificare, in relazione a questa mutazione, eventuali incrementi di trasmissibilità, maggiore gravità della malattia e capacità di neutralizzare la risposta anticorpale: sia acquisita in modo naturale, sia dopo la vaccinazione.”

Ne vale la pena?

Manaus è una città con una popolazione particolarmente giovane, e ciò ha permesso di limitare il numero di decessi rispetto al numero di persone infettate dal coronavirus.
Se le stesse percentuali fossero state raggiunte in Italia, con l’attuale tasso di letalità plausibile compreso tra lo 0,9 e l’1,4% (fonte: Matteo Villa), si sarebbe assistito ad un numero dei decessi compreso tra le 410 mila e 638400 unità.

Rimangono inoltre ancora forti dubbi sulla durata dell’immunità dell’infezione da Sars-CoV-2: sappiamo che i coronavirus che causano i normali raffreddori inducono un’immunità molto breve, mentre i virus Sars-Cov e MERS-CoV sembrano durare diversi anni. Quale sia la durata dell’immunità da Covid-19 ancora non è chiaro.

Dopo il brutale attacco infettivo avvenuto a Manaus durante la prima ondata, si è assistito ad una diminuzione dei casi di positività a seguito dell’introduzione delle norme comportamentali di distanziamento, segno che è necessario e doveroso mantenere il distanziamento sociale che abbiamo imparato a conoscere. Ma l’incidenza è rimasta comunque importante, e letale.

L’unica immunità di gregge veramente valida: la vaccinazione

Al termine di questo articolo vi è ancora un ultimo caso da riportare per affrontare con completezza, ed ottimismo, il tema dell’immunità di gregge, ossia l’immunità data dai vaccini.

Al 22 gennaio l’Italia aveva vaccinato circa 30mila persone ed aveva inoculato la prima dose a circa 1milione e 300mila individui; tali numeri non permettono ancora di poter avere delle analisi dimostrative circa l’efficacia della vaccinazione nei confronti della popolazione residente, ma guardando verso un’altra sponda del Mediterraneo è già possibile avere dei risultati. Parliamo dello Stato di Israele.

Record di vaccinazioni

Lo stato di Israele è attualmente al primo posto per vaccinazioni, avendo definito una strategia di contenimento del virus basata su un lockdown duro (ed ancora in atto) ed una politica di vaccinazione forte e veloce.

Rapporto di vaccinazioni tra vari Stati. Fonte: ourworldindata.org

Secondo i primi risultati derivanti da questa politica, la Nazione, una delle più colpite in proporzione alla popolazione (colpita anche dalla variante inglese) sta cominciando lentamente ad avere i primi risultati di queste decisioni.

Israele: risultati impressionanti sui vaccini
*** con avvertenze, di seguito ***
Riduzione del ~ 60% delle infezioni tra i 60+ anni 13-23 giorni dopo la prima dose

Eran Segal @segal_eran – Scientist at the Weizmann Institute
Aggiornamento del 03 Febbraio

In un tweet del Primo Febbraio, Eran Segal, ricercatore al Weizmann Institute di Rehovot (vicino Tel Aviv) spiega come nelle scorse due settimane si sia assistito ad una diminuzione del 35% di nuovi casi, -30% di ospitalizzazioni e -20% di sintomi severi della malattia.
Tali dati sarebbero sicuramente da attribuire alla campagna di vaccinazione, giacché ben più incoraggianti di quelli riscontrati nei precedenti lockdown.

Conclusioni

Abbiamo osservato come le decisioni politiche abbiano determinato diversi risultati a seconda che si sia perseguita la linea della ricerca dell’immunità di gregge via infezione oppure che si sia scelto di adottare norme comportamentali atte a diminuire l’incidenza della circolazione del virus.

Abbiamo oggi la possibilità di analizzare scientificamente, in maniera qualitativa e quantitativa, gli indirizzi forniti empiricamente dalla comunità scientifica all’inizio della pandemia.

Sulla scorta di quanto scritto ed osservato è quindi chiaro ed evidente che l’unica vera possibilità che una comunità ha davanti per tornare ad una vita libera dalle restrizioni rimane quella dell’immunità di gregge attraverso la vaccinazione. E oggi abbiamo le prime evidenze che tale politica può davvero funzionare.

Non ci resta che mantenere ancora per un po’ le norme e le distanze, non demordere e prepararci a poter essere vaccinati; è l’unico gesto utile a far cessare questa emergenza, ed è necessario che ciò venga fatto da chiunque al fine di raggiungere, finalmente, la vera immunità di gregge possibile.
Lo dobbiamo per noi, e lo dobbiamo per quella fetta di popolazione che non potendosi vaccinare dovrà sperare nell’altruismo del prossimo.

Attenzione: Questo articolo fa parte della raccolta a tema Covid-19 curata dalla SISMED.
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