Mentre la maggior parte delle persone con COVID-19 guarisce e torna alla salute normale, alcune persone possono avere sintomi che durano per settimane o addirittura mesi dopo il recupero dalla malattia acuta. Questo persistente stato di cattiva salute è noto come “condizione long-Covid”.
Anche le persone che non sono ricoverate in ospedale e che hanno una malattia lieve possono manifestare sintomi persistenti o tardivi.
Non esiste un pieno accordo sulla definizione delle fasi post-acute di COVID-19, ovvero la condizione per cui le persone affette non si riprendono per diverse settimane o mesi dopo l’insorgenza di sintomi indicativi di COVID-19.
In base alle linee guida del NICE britannico (National Institute for Health and Care Excellence) si definisce come:
- COVID acuta: l’insieme di segni e sintomi attribuibili all’infezione da SARS-CoV-2 di una durata inferiore a 4 settimane.
- COVID sintomatica persistente: quando segni e sintomi della infezione da SARS-CoV-2 durano da 4 a 12 settimane e non sono diversamente attribuibili ad altra patologia;
- Sindrome Long-COVID: quando segni e sintomi della infezione da SARS-CoV-2 perdurano oltre la 12 settimana e non sono diversamente attribuibili.
L’Istituto Superiore di Sanità Italiano ha raggruppato sia la COVID persistente che la Sindrome post-Covid nell’ambito di un quadro definito di Long-COVID.
Definizione di Long-Covid
La Long Covid è una patologia multifattoriale ad eziologia ancora non chiara, la diagnosi di Long-COVID è clinico anamnestica, supportata da adeguati esami di laboratorio e strumentali; l’approccio nei pazienti affetti da Long-COVID non può che essere MULTIDISCIPLINARE.
Nelle DONNE la frequenza di Long-COVID è doppia rispetto agli uomini; generalmente è più frequente con l’aumentare dell’età (fascia di età 40-60) anche se si osservano giovani con età inferiore a 18 anni che presentano segni e sintomi attribuibili a COVID-19; è più frequente ma non esclusivo dei soggetti che presentano più sintomi nella fase acuta. Alcuni studi riportano prevalenze variabili dal 15 al 20% dei pazienti infettatisi con SARS-CoV-2 e che hanno sviluppato COVID-19.
Ponendo una prevalenza media del 20% di soggetti con sindrome post-COVID-19 su più di 12 milioni di soggetti infettatisi in Italia, circa 2 milioni e 400 italiani presentano una sindrome Long–COVID.
Le possibili cause e fattori scatenanti sono due: secondo una prima ipotesi avviene attraverso un danno diretto del virus, mentre un’altra teoria accredita la risposta anomala del sistema immunitario nella causa della sindrome, scatenando una verosimile risposta autoimmune (ovvero aggredendo organi e tessuti del corpo non riconoscendoli come propri).
Il Long Covid colpisce quasi tre volte di più chi non è vaccinato rispetto a chi ha fatto la terza dose, indipendentemente dalla variante ,e quindi la vaccinazione può avere un ruolo protettivo nello sviluppo della sindrome LONG-COVID secondo alcuni studi pubblicati (JAMA. 2022;328(7):676-678)
A distanza di oltre un anno dall’inizio della pandemia da SARS-CoV-2 un numero importante di persone colpite da COVID-19 presenta manifestazioni cliniche che non si esauriscono nelle prime settimane della fase acuta sintomatica, ma possono prolungarsi determinando una lenta ripresa alle proprie attività quotidiane. Le manifestazioni cliniche del Long-COVID sono molto variabili e ad oggi non esiste uno schema specifico sulle loro caratteristiche, poiché i sintomi attribuiti a questa condizione sono numerosi ed eterogenei e possono riguardare soggetti di qualunque età e con varia gravità della fase acuta di malattia.
Manifestazioni del long-Covid
Le possibili manifestazioni del Long-COVID, possono essere suddivise in due categorie: manifestazioni generali e manifestazioni organo-specifiche. Tra le prime vengono rilevate: fatica persistente/astenia, stanchezza eccessiva, febbre, debolezza muscolare, dolori diffusi, mialgie, artralgie, peggioramento dello stato di salute percepito, anoressia, riduzione dell’appetito, sarcopenia.
Tra le seconde: problemi polmonari come dispnea, affanno e tosse persistente.
Tra gli altri sintomi sono descritti anche disturbi cardiovascolari, neurologici, gastrointestinali, psichiatrici. (FIGURA 1 – 2)





È molto importante l’identificazione del paziente c con Long Covid.
Considerata l’ampia gamma di sintomi e condizioni che lo caratterizzano, la valutazione delle persone affette da questa condizione deve essere multidimensionale e comprendere numerosi aspetti clinici, funzionali, cognitivi, psicologici e nutrizionali. La mancanza di una definizione precisa di questa condizione e l’ampiezza dello spettro sintomatologico rendono difficile la valutazione epidemiologica. La grande variabilità di sintomi e segni clinici, infatti, possono presentarsi sia singolarmente che in diverse combinazioni. Possono essere transitori o intermittenti e possono cambiare la loro natura nel tempo, oppure possono essere costanti. In generale si considera che più grave è stata la malattia acuta, maggiore rischia di essere l’entità dei sintomi nel tempo.
Il decorso clinico del COVID-19 nella sua fase acuta sembra ormai delineato e invece la sua fase tardiva caratterizzata da un’eterogenea serie di sequele a carico di vari organi ed apparati, incluso quello cardiovascolare, che si protraggono dopo l’episodio acuto o insorgono a distanza dalla loro risoluzione è ancora tutta da descrivere.
Questa sindrome, oggi riferita con il nuovo acronimo PASC (postacute sequelae of SARS-CoV-2 infection), è stata riconosciuta formalmente da diverse società scientifiche ed organizzazioni internazionali che ne hanno proposto definizioni, anche se tra loro non del tutto sovrapponibili.
L’Organizzazione Mondiale della Sanità definisce le PASC come una condizione che insorge 12 settimane dopo il contagio, dura almeno 8 settimane e non può essere spiegata da diagnosi alternative




Considerazioni conclusive
Possiamo considerare il Long Covid un libro bianco ancora da scrivere gli studi sono ancora molto piccoli, alcuni elementi possiamo sottolinearli:
- le persone affette sono più ad alto rischio di mortalità
- hanno maggiori probabilità di utilizzare risorse
- presentano il più delle volte una vasta gamma di sintomi che provocano uno scarso benessere generale per lunghi periodi.
È fondamentale gestire dei follow-up multidisciplinari con l’obiettivo di intercettare precocemente la sintomatologia o il suo peggioramento il ruolo centrale in questo lo riveste il proprio medico di famiglia, case manager, nel valutare la storia clinica del paziente che comprende:
- lo stato vaccinale dell’individuo
- la durata dei sintomi e la gravità nella fase acuta dell’infezione eventuale se c ‘e’ stata ospedalizzazione
- la presenza di malattie concomitanti (diabete mellito, patologie cardiovascolari, obesità, malattie respiratorie etc.)
- terapia farmacologica in atto o pregressa
- valutazione dei sintomi del long covid
- valutazione dell’impatto psicologico del COVID-19 e del Long-COVID
- valutazione dell’impatto del COVID-19 e del Long-COVID sugli aspetti nutrizionali negli anziani soprattutto
- valutazione della presenza di nuovi sintomi cognitivi o annebbiamento cerebrale (“brain fog”)
Un aspetto fondamentale è la riabilitazione che permette un recupero funzionale più rapido che può essere svolta attraverso esercizio fisico aerobico una leggera passeggiata o pilates incrementando gradualmente l’intensità fino al carico tollerato o invio a centri specializzati di riabilitazione figura 4




Bibliografia
Associazione tra vaccinazione BNT162b2 e COVID lungo dopo infezioni che non richiedono ospedalizzazione negli operatori sanitari
(Dr.ssa Elena Azzolini1; Dr. Riccardo Levi2; Dr. Riccardo Sarti2; et al Dott.ssa Chiara Pozzi1; Dr. Maximiliano Mollura3; Dr. Alberto Mantovani1; Dott.ssa Maria Rescigno1
JAMA. 2022;328(7):676-678
Expert consensus document della Società Italiana di Cardiologia (SIC): Sequele cardiovascolari
post-acute dell’infezione da SARS-CoV-2
Ciro Indolfi1,2, Francesco Barillà1,3, Cristina Basso1,4, Marco Matteo Ciccone1,5, Antonio Curcio1,2,Paola Gargiulo6, Savina Nodari1,7, Giuseppe Mercuro1,8, Massimo Mancone1,9, Saverio Muscoli1,10,Roberto Pedrinelli1,11, Aldo Stefano Porcari12, Carmen Spaccarotella6, Francesco Romeo13,Gianfranco Sinagra1,12, Pasquale Perrone Filardi1,6
G Ital Cardiol 2022;23(7):491-503
Persistence of somatic symptoms after COVID-19 in the Netherlands: an observational cohort study
Aranka V Ballering, Sander K R van Zon, Tim C olde Hartman, Judith G M Rosmalen, for the Lifelines Corona Research Initiative
Thelancet.com Vol 400 August 6, 2022
Health outcomes in people 2 years after surviving hospitalisation with COVID-19: a longitudinal cohort study
Lixue Huang, MD, Xia Li, MD, Xiaoying Gu, PhD, Hui Zhang, MD, LiLi Ren, PhD, Li Guo, PhD, Min Liu, MD, Yimin Wang, MD, Dan Cui, MD, Yeming Wang, MD, Xueyang Zhang, MD, Lianhan Shang, MD, Jingchuan Zhong, MS, Xinming Wang, MS, Jianwei Wang, PhD, Prof Bin Cao, MD
The Lancet Respiratory Medicine Volume 10 Issues 9 Pages 863-876 (September 2022) DOI: 10.1016/S2213-2600(22)00126-6