Qualche mese fa, guardando la serie televisiva Chernobyl, molti di noi hanno potuto osservare incuriositi la scena in cui una delle protagoniste (una fisica nucleare) porgeva delle pillole di iodio alla sventurata segretaria di un politico poco lungimirante cui era andata per lanciare l’allarme di una possibile sciagura nucleare. Rivedere quelle scene, per molti telespettatori, era sembrato soltanto un tuffo nel passato, un resoconto romanzato di quella stagione in cui era stato sconsigliato, a noi italiani, mangiare l’insalata fresca o bere il latte vaccino.
Eppure, le recenti evoluzioni del conflitto tra Ucraina e Russia hanno risvegliato il timore della minaccia nucleare a causa delle diverse centrali atomiche, dismesse e attive, sul territorio dell’ex territorio sovietico. Il pensiero è andato subito a Chernobyl ed è iniziata subito la corsa ad accaparrarsi pillole di iodio contro le radiazioni. Un effetto legato alla comunicazione esasperata? Sicuramente, al momento non ci sono reali rischi.
“L’acquisto compulsivo di integratori e pillole di iodio, a seguito dell’invasione che sta avendo luogo in Ucraina, rappresenta un atteggiamento privo di giustificazione”.
Queste sono le parole del professor Enrico Papini, esperto di esperti di scienze endocrinologiche, su Il Sole 24 Ore per tentare di disinnescare la minaccia nucleare e che possa giustificare una corsa ad accaparrarsi scorte di iodio. Però le notizie sono in contrasto e alcune regioni, come il Friuli Venezia Giulia, verificano le disponibilità. Si tratta di una semplice precauzione? A cosa servono realmente le pillole di iodio per le radiazioni?
Cosa sono le pillole di iodio stabile
Con questo termine intendiamo lo ioduro di potassio (simbolo chimico KI). Ovvero un sale di iodio stabile che può aiutare la ghiandola tiroidea a non assorbire lo iodio radioattivo. Questo è necessario perché la tiroide è la parte del corpo umano più sensibile allo iodio radioattivo.
Il KI (ioduro di potassio) è fondamentalmente un elemento che satura la tiroide e impedisce di assumere lo iodio radioattivo. Ma non è la soluzione definitiva per ogni tipo di problema: non impedisce a quest’ultimo di entrare nel corpo, non può invertire gli effetti sulla salute una volta che la tiroide è danneggiata. E, soprattutto, non può essere preso senza un motivo:
“KI does not keep radioactive iodine from entering the body and cannot reverse the health effects caused by radioactive iodine once the thyroid is damaged”.
L’agenzia federale USA del Centers for Disease Control and Prevention ci tiene a precisare che i cittadini dovrebbero assumere ioduro di potassio solo su consiglio dei funzionari della sanità pubblica o della gestione delle emergenze. Quindi in Italia le indicazioni dovrebbero arrivare dal Ministero della Salute e la distribuzione sarebbe affidata alla Protezione Civile.
Qual è il principio delle pillole di iodio?
Per capire il motivo che dovrebbe spingerci a utilizzare le pillole di iodio nel caso in cui si manifesti un evento nucleare non controllato basta andare sulle pagine dell’ISS, ovvero l’Istituto Superiore di Sanità che già da tempo ha stilato le linee guida per il rischio radiazioni:
“Dopo un incidente nucleare, se lo iodio radioattivo viene inalato o ingerito, la ghiandola tiroidea lo assorbe allo stesso modo dello iodio stabile. Se lo iodio stabile viene somministrato prima o all’inizio dell’esposizione allo iodio radioattivo, l’assorbimento di quest’ultimo sarà bloccato dalla saturazione della ghiandola tiroidea con iodio stabile, riducendo così efficacemente l’esposizione interna della tiroide”.
Quindi, si tratta di una misura precauzionale per evitare che la tiroide assorba iodio radioattivo. D’altro canto da questa dichiarazione si capisce anche il limite strutturale: questa condizione deve essere seguita solo se c’è una reale esigenza in termini di radioattività.
Gli effetti collaterali delle pillole di iodio
Ci sono rischi per la salute associati all’assunzione dello iodio? In realtà sono stati osservati casi rari di effetti collaterali se si assumono le giuste dosi di iodio stabile per le giuste ragioni.
Nella maggior parte dei casi, gli effetti collaterali sono lievi e riguardano ghiandole gonfie, nausea, vomito, mal di stomaco e cefalee, sapore metallico in bocca. Ma possono esserci anche effetti più importanti. Anche la Federazione Ordini dei farmacisti Italiani sottolinea:
“L’uso indiscriminato e inconsapevole di questi prodotti è da sconsigliare, sia a scopo preventivo, per il quale non vi sono evidenze di efficacia, sia per finalità terapeutiche. L’assunzione di farmaci a base di iodio, come per tutti i medicinali, deve avvenire esclusivamente su indicazione e sotto la supervisione del personale sanitario”.
Lo iodio è un elemento già presente nel corpo umano ed è fondamentale per il buon funzionamento degli ormoni tiroidei. Nel caso di un incidente o attacco nucleare si sprigiona una gran quantità di iodio-131 radioattivo. Inalato, potrebbe accumularsi nella tiroide e favorire il cancro.
Per evitare questa eventualità sono disponibili compresse da 65 mg o 130 mg da assumere in base alle prescrizioni. Senza dimenticare che quelle attualmente necessarie, in caso di calamità nucleare e attacco radioattivo, non sono immediatamente disponibili al pubblico.
In Italia, secondo utifar.it, la disponibilità di compresse di potassio ioduro è limitata allo Stabilimento Chimico Farmaceutico Militare che le fornisce solo in caso di calamità e su richiesta del Ministero della salute, degli Ospedali pubblici e dell’Istituto Superiore di Sanità.
In sintesi, cosa dobbiamo fare per la nostra sicurezza?
L’unico avviso che possiamo condividere è quello di non improvvisare e non allarmarsi inutilmente per rincorrere un medicinale che non ha senso assumere in via precauzionale. E che, anzi, preso senza la giusta supervisione rischia di provocare danni importanti. Saranno sempre le istituzioni a comunicare la reale necessità di provvedere a eventuali profilassi.