Ricadute psicosociali ed economiche dell’emergenza COVID-19

Questo spazio fuori tema è tratto dall’ebook Nuovo Coronavirus e Resilienza – Strategie contro un nemico invisibile”, opera curata dal Prof. Luciano Peirone (che ringraziamo per la gentile concessione) a cui hanno partecipato molti altri autori ed esperti dei vari ambiti trattati.
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Il Prof. Luciano Peirone è psicologo psicoterapeuta; già professore a contratto presso l’Università degli Studi D’Annunzio e l’Università degli Studi di Brescia, è membro del gruppo di lavoro dell’Ordine degli Psicologi del Piemonte “Terrorismo, radicalizzazione, violenza estremistica”e del gruppo “Psicologi per i Popoli” Piemonte.
Riveste molti incarichi editoriali per riviste di settore ed è membro di diverse associazioni scientifiche italiane ed internazionali. Maggiori informazioni sono visualizzabili sul suo
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In questa uscita, riportiamo il capitolo “Ricadute psicosociali ed economiche dell’emergenza Covid-19” redatto da Adolfo Di Crosta, Roberta Maiella, Pasquale La Malva, Rocco Palumbo, Alberto Di Domenico

Introduzione 

I coronavirus sono un’ampia famiglia di virus respiratori.
Nello specifico, il COVID-19, derivante dal SARS CoV-2, è un’infezione che colpisce le basse vie respiratorie (Ashour et al., 2019; Wölfel et al., 2020).
La sintomatologia varia da infezioni asintomatiche o lievi sintomi respiratori fino ad una forma gravemente dannosa caratterizzata da polmonite, difficoltà respiratoria acuta e mortalità (Rothan & Byrareddy, 2020).

Attualmente non esiste un vaccino o una terapia specifica per questa malattia (al momento della pubblicazione del testo, oggi i vaccini esistono e sono risultati efficaci, ndr); il trattamento principale consiste in primo luogo nell’isolare i pazienti e nella gestione tramite trattamento farmacologico dei sintomi clinici.

Uno degli aspetti fondamentali riguarda l’estrema facilità di trasmissione del virus tra le persone durante il contatto ravvicinato: l’infezione infatti può avvenire mediante le gocce di saliva che si emettono con la tosse, con gli starnuti o anche solo con il parlare1 mediante aerosol. Nonostante sia stato osservato che la carica virale sia più alta durante i primi tre giorni dopo l’insorgenza dei sintomi, la diffusione avviene anche prima della comparsa degli stessi e anche nelle fasi successive della malattia2.

L’11 marzo 2020, l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha dichiarato lo stato di pandemia globale, il virus infatti si è diffuso rapidamente tra 181 Paesi e regioni del mondo intero (Mahase, 2020; Callaway, 2020). L’Italia è stato uno dei Paesi più colpiti dalla pandemia COVID-19: i dati relativi alla prima settimana di aprile 2020 evidenziavano la presenza di 128.948 casi confermati, con un tasso di mortalità del 12,32%3.

Il Sistema Sanitario Italiano si è trovato dunque a dover fronteggiare i continui e numerosi accessi alle terapie intensive rischiando più volte il collasso dinanzi ad una situazione che sembrava inarrestabile senza misure restrittive obbligatorie. L’Italia è stata quindi posta in stato di lockdown con divieti di assembramento e con la chiusura di tutte le scuole di ogni ordine e grado. Con il susseguirsi di diversi DPCM, si è passati dal blocco parziale di alcune attività produttive al blocco totale, lasciando invariate solo le attività indispensabili e dedite ai beni di prima necessità4. Tuttavia, simili misure restrittive possono incidere negativamente sulla stabilità economica delle persone e avere una forte ripercussione psicologica, già evidenziata in precedenti studi riguardanti l’attuazione di azioni restrittive per le popolazioni colpite da precedenti epidemie (Hawryluck et al., 2004). 

Lockdown e impatto psicologico 

È stato ipotizzato che questa pandemia stia diffondendo a livello globale diversi ulteriori problemi di salute psichica, di stress psicologico e sintomi relativi all’insonnia, paura, rabbia e meccanismi di negazione. 

In Italia, l’attuazione delle misure restrittive ha ridotto al minimo indispensabile la possibilità di uscire di casa sottoponendo l’intera nazione in uno stato di lockdown. Il termine lockdown fa riferimento ad uno stato di separazione di tutta la popolazione di una certa area allo scopo di evitare la possibile diffusione del contagio nei confronti della popolazione sana (o presunta tale) e con opportuni accorgimenti durante le “relative” libertà, per una durata temporale variabile. Con il termine quarantena, parola dialettale di origine veneziana “quarantina” e che significa difatti “circa quaranta giorni” (Newman, 2012), si indica la separazione e la limitazione dei movimenti di una parte della popolazione (famiglie, gruppi o istituzioni) che è stata esposta a malattia contagiosa per poter osservare un eventuale sviluppo della sintomatologia, diminuendo il rischio di contagio e diffusione della malattia stessa. L’isolamento, invece, separa i pazienti già affetti da una malattia contagiosa dalle persone che non sono positive all’infezione così come è accaduto per i pazienti affetti da COVID-19 e ricoverati presso le strutture ospedaliere5. I tre termini spesso vengono utilizzati in maniera interscambiabile pur indicando circostanze differenti, ma nonostante ciò possono comportare lo stesso tipo di conseguenze psichiche colpendo allo stesso modo, seppur in misura differente, il benessere psicologico dell’individuo (Manuell & Cukor, 2011). 

Il lockdown forzato ed obbligatorio, caratterizzato dalla limitazione obbligata della propria libertà, pone l’individuo dinanzi ad innumerevoli vissuti e condizioni. Una situazione completamente nuova ed emotiva- mente intensa come l’incertezza sullo stato di salute, la preoccupazione per la malattia, la percezione del potenziale pericolo presente all’interno dei diversi contesti dove l’individuo vive la sua quotidianità, così come la separazione dai propri affetti, la preoccupazione per l’altro e le eventuali ricadute economiche, possono generare stati emozionali negativi accompagnanti da perdita di autoregolazione e autocontrollo emotivo manifestandosi attraverso comportamenti di rabbia e condizioni di stress psicologico inteso in termini di livelli di ansia e depressione, fino ad arrivare allo strutturarsi di vere e proprie condizioni psicopatologiche. La letteratura riguardante studi su precedenti epidemie ha preso in considerazione i risvolti psicologici evidenziando come, ad esempio, in seguito alla quarantena obbligatoria siano stati segnalati casi di violenza domestica scaturiti da un’incapacità di gestione delle emozioni, come la rabbia, e casi di suicidio soprattutto tra gli operatori sanitari (Barbisch et al., 2015). Ulteriori dati supportano invece una relazione diretta tra l’abuso di alcol o di altre sostanze e lo stato di quarantena (Wu et al., 2008). Le principali cause degli effetti psicologici negativi del lockdown e della quarantena forzata possono essere identificate in cinque fattori di stress principali (Brooks et al., 2020). Il primo fattore riguarda la durata dello stato di separazione, in particolare una maggiore durata del lockdown è stato associato ad un peggioramento della salute mentale, ad un aumento di episodi di rabbia (Marjanovic et al., 2007), a comportamenti di evitamento più frequenti e alla manifestazione di sintomi da disturbo post-traumatico da stress (Hawryluck et al., 2004; Reynolds et al., 2008). Il secondo fattore è rappresentato dalla paura del contagio, sia nel senso di contrarre personalmente il virus, sia nel senso di trasmetterlo ad altri (Desclaux et al., 2017). Risultati di studi precedenti hanno dimostrato come durante la quarantena obbligatoria, gli individui presentano alti livelli di paura per la propria salute dovuti alla possibilità di aver contratto o di poter contrarre il virus (Cava et al., 2005). Inoltre, sono stati riscontrati alti livelli di paura anche per quanto riguarda la possibilità di poter contagiare altre persone (Maunder et al., 2003), in particolare i proprio familiari (Bai et al., 2004). Il terzo fattore fa riferimento agli stati di frustrazione e noia dovuti al confinamento individuale e alla riduzione del contatto sociale e fisico con gli altri (Blendon et al., 2004), aggravato dall’impossibilità di condurre le abituali attività quotidiane (Braunack-Mayer et al., 2009). Il quarto fattore riguarda la gestione, la fornitura e la distribuzione di beni di prima necessità da parte della propria nazione di appartenenza, come prodotti alimentari e farmaceutici, e beni di prevenzione e protezione legati al virus quali mascherine, guanti, igienizzanti. È stato osservato, in studi relativi a precedenti epidemie, come l’inadeguatezza di distribuzione di tali beni sia stata fonte di frustrazione associata a stati di ansia e rabbia (Wilken et al., 2015) e abbia continuato ad esserlo fino a 4-6 mesi dopo la fine dello stato di quarantena forzata (Jeong et al., 2016). Il quinto ed ultimo fattore è rappresentato dalla gestione delle comunicazioni e dall’adeguatezza delle informazioni divulgate dal governo e dalle autorità sanitarie pubbliche (Di Giovanni et al., 2004). Risultati di ricerche svolte in passato hanno dimostrato come l’inadeguata o scarsa informazione abbia rappresentato un fattore di stress e abbia generato paura e confusione all’interno della popolazione colpita dall’epidemia (Pellecchia et al., 2015). In generale, sono molteplici le evidenze empiriche che supportano la relazione tra di stress psicologico e stato di lockdown evidenziando livelli più alti per l’ansia e per la depressione nelle persone sottoposte a questo particolare tipo di condizione (Wester & Giesecke, 2019; Brooks et al., 2020). 

Appare quindi chiaro, il legame tra la condizione di lockdown e la salute mentale, così come le ulteriori condizioni psicosociali che possono influenzare il benessere degli individui durante e dopo gli stati di lockdown, quarantena o di isolamento e che necessitano di essere indagate. 

L’impatto economico del lockdown 

L’epidemia del COVID-19 è stata definita la peggiore crisi globale dalla Seconda guerra mondiale, con ricadute economiche che hanno generato non poche difficoltà alle molte imprese e attività produttive che si sono fermate, dovendo però sostenere ugualmente delle spese fisse. Secondo l’Organizza- zione delle Nazioni Unite per lo Sviluppo Industriale (UNIDO), si tratta infatti di uno dei più grandi shock economici degli ultimi decenni6. La seconda edizione dell’ILO: “COVID-19 e mondo del lavoro” pubblicata il 7 aprile 20207, ha riportato che le misure restrittive relative al blocco parziale o totale hanno avuto un impatto su quasi 2,7 miliardi di lavoratori nel mondo, questi rappresentano circa l’81% dell’intera forza lavoro mondiale. Inoltre, è stata evidenziata la riduzione dell’orario di lavoro del 6,7% durante il secondo semestre del 2020, ossia l’equivalente di 195 milioni di lavoratori a tempo pieno comportando chiaramente un calo del reddito personale e maggiori condizioni di povertà. I settori maggiormente a rischio comprendono quelli alberghieri e della ristorazione, il commercio al dettaglio e l’industria manifatturiera. In Italia, la flessione dell’intera economia nazionale oscilla dal 1% a 3%8 e potrebbe comportare la perdita di circa 60.000 posti di lavoro e l’eventuale chiusura di 15.000 piccole imprese appartenenti a diversi settori9. Una recessione globale è inevitabile e la necessaria ripresa del sistema economico dipenderà sostanzialmente dal successo delle misure adottate per prevenire la diffusione di COVID-19 e dall’efficacia delle misure politiche dei governi che influenzeranno il rilancio dell’economia, stimolando la domanda di lavoro, sostenendo le famiglie in difficoltà economica e garantendo l’occupazione (Fernandes, 2020). Fino ad allora, la minore percezione di stabilità economica di molte famiglie può essere uno dei molteplici fattori che incide negativamente sullo stato di salute mentale generale delle persone, andando ad aggravare eventuali sintomi di ansia e depressione già in parte sviluppati dalla condizione di lockdown. 

Domande di ricerca 

Il presente studio mira ad indagare le possibili ricadute economiche e l’impatto psicosociale delle misure restrittive e della condizione di lockdown nella popolazione generale italiana. Il principale obiettivo della ricerca è confrontare la percezione della situazione economica familiare rispetto alle diverse fasi dell’emergenza COVID-19 (prima, durante e dopo l’emergenza) e analizzare se una diversa percezione è associata a sintomi di ansia e depressione. Ulteriormente, il presente studio mira ad indagare possibili differenze relativamente al genere e all’età per quanto concerne lo sviluppo di possibili sintomi di ansia e depressione in questo particolare periodo di emergenza. Lo studio include tre sezioni principali per comprendere come le persone stanno affrontando e percependo l’emergenza COVID-19: 

  • Stabilità economica percepita 
  • Ansia e Depressione 
  • Interazione tra i costrutti indagati 

Nello specifico, è stato ipotizzato che la stabilità economica percepita durante e dopo l’emergenza COVID-19 sia in generale minore rispetto a prima dell’inizio dell’emergenza. Inoltre, caratteristiche come genere e età potrebbero esercitare un’influenza su ansia e depressione; nello specifico con le femmine che potrebbero riportare punteggi più alti rispetto ai maschi e con i giovani che potrebbero riportare punteggi più alti rispetto agli anziani sulle scale del GAD-7 e del PHQ-9. Infine, a più bassi livelli di stabilità economica potrebbero essere associati maggiori sintomi di ansia e depressione. 

Metodo 

Partecipanti 

Abbiamo condotto un’indagine nel periodo compreso tra il 1/04/2020 al 20/04/2020, mediante la piattaforma online Qualtrics. Sono stati reclutati 4121 soggetti maggiorenni. Tutti hanno accettato il Consenso Informato. La Tabella 1 riassume le principali caratteristiche del campione raccolto. 

Tabella 1. Caratteristiche del campione
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Misure 

Dati sociodemografici e clinici 
È stata somministrata una prima serie di item per la raccolta dei dati anagrafici, sociodemografici e clinici del campione indagato. I soggetti hanno quindi fornito informazioni circa l’età, l’etnia, il genere, lo stato civile, il livello di istruzione, la professione, il reddito, il luogo in cui vivono e con chi vivono, oltre che il luogo geografico in cui stava affrontando l’emergenza COVID-19. I dati clinici includevano invece l’eventuale positività al COVID-19, accertata da tampone, per sé stessi o per una persona cara, la presenza di eventuali patologie mediche diagnosticate o la presenza di disturbi mentali, l’assunzione abituale di farmaci e un eventuale percorso di psicoterapia. 

Questionari 
Un breve questionario sviluppato appositamente per questa ricerca è sta- to utilizzato per indagare la percezione dei partecipanti rispetto alla stabilità economica familiare. In particolare, è stato chiesto ai partecipanti di riportare la stabilità economica prima dell’inizio dell’emergenza COVID-19, durante l’emergenza (stato attuale) e di ipotizzarla al termine dell’emergenza. Il questionario integrale è riportato nella Tabella 2. 

Tabella 2. Questionario “Stabilità economica familiare percepita”

Per misurare i sintomi depressivi è stata utilizzato il Patient Health Questionnaire-9 (PHQ-9, Spitzer et al., 1999), una scala dell’umore che comprende 9 sintomi depressivi, corrispondenti ai criteri del DSM-IV (Tabella 3). Ai partecipanti è stato chiesto di indicare quanto fastidio gli provocasse ogni sintomo in riferimento ad una scala Likert che va da 0 (per niente) a 3 (quasi ogni giorno). È stato inoltre aggiunto un item alla fine della parte diagnostica, per valutare la compromissione funzionale globale, che però non contribuisce al punteggio totale del PHQ-9 che va quindi da 0 a 27. 

Il General anxiety disorder (GAD-7, Spitzer et al., 2006) è stato in- vece utilizzato per valutare l’ansia (Tabella 3), è un test self-report costituito da 7 item. Agli intervistati è stato chiesto quanto spesso si sono preoccupati dei sintomi dell’ansia nelle ultime due settimane, indicando quindi la frequenza dei sintomi, da 0 (per niente) a 3 (quasi ogni giorno), in riferimento a una scala Likert a 4 punti. È stato inoltre aggiunto un altro item alla fine della parte diagnostica, per valutare la compromissione funzionale globale, che non contribuisce però al punteggio totale del GAD-7 che varia da 0 a 21, con punteggi più alti che indicano un disturbo d’ansia generalizzato. 

Tabella 3. Punteggi medi di Ansia e Depressione differenziati per genere e gruppo di età
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Risultati

Stabilità economica percepita 

È stata condotta una ANOVA a misure ripetute (one-way repeated measured analysis of variance) per testare l’ipotesi nulla secondo la quale non c’è un cambiamento nella percezione di stabilità economica familiare dei partecipanti (N=4121) nelle tre fasi temporali relative all’emergenza CO- VID-19 (prima, durante e dopo). I risultati dell’ANOVA indicano un effetto significativo delle fasi temporali, Lambda di Wilks = .68, F(99.77), p < .001. 

Ulteriormente, ogni comparazione a coppie è risultata significativa, p < .001. C’è un significativo decremento dei punteggi rispetto alle fasi temporali. Questo suggerisce che la percezione della stabilità economica familiare è diminuita a causa dell’emergenza COVID-19. Una panoramica della situazione descritta è riportata nel Grafico 1. 

Grafico 1. Stabilità economica familiare percepita 

Ansia e Depressione 

Genere 

È stata condotta una MANOVA (one-way multivariate analysis of variance) per testare l’ipotesi secondo cui potrebbero esserci una o più differenze nelle medie relative al genere (Femmine; Maschi) e i punteggi del GAD-7 e del PHQ9. Un effetto statistico significativo della MANOVA è stato ottenuto, Lamda di Wilks = 0.94, F(2, 41) = 129.78, p < .001. La dimensione dell’effetto dell’analisi multivariata è stata stimata a .060, il che implica che il 6% della varianza canonica derivata complessivamente dalle variabili dipendenti è spiegata dal genere. Ulteriormente, è stata eseguita una analisi discriminante (discriminant analysis), che ha rivelato una funzione discriminante. Questa funzione spiega il 100.0% della varianza, Correlazione canonica = 0.25. Questa funzione differenzia significativamente i gruppi relativi al genere, Lamda di Wilks= 0.94, Chi-quadrato (2) = 251.70, p < .001. Le femmine riportano punteggi significativamente più alti di ansia e depressione rispetto ai maschi. 

Età 

È stata condotta una MANOVA (one-way multivariate analysis of variance) per testare l’ipotesi secondo cui potrebbero esserci una o più differenze nelle medie tra gruppi d’età (18-34; 35-64; >64) e i punteggi del GAD-7 e del PHQ9. Un effetto statistico significativo della MANOVA è stato ottenuto, Lamda di Wilks = 0.93, F(4, 82) = 85.01, p < .001. La dimensione dell’effetto dell’analisi multivariata è stata stimata a .040, il che implica che il 4% della varianza canonica derivata complessivamente dalle variabili dipendenti è spiegata dal genere. Ulteriormente, è stata eseguita una analisi discriminante (discriminant-analysis), che ha rivela- to due funzioni discriminanti. La prima spiega il 97.6% della varianza, Correlazione canonica = 0.28, mentre la seconda spiega solo il 2.4%, Correlazione canonica = 0.05. In combinazione queste funzioni discriminanti differenziano significativamente i gruppi di età, Lamda di Wilks= 0.92, Chi-quadrato (4) = 333.23, p < .001, inoltre, rimuovendo la prima funzione, la seconda funzione differenzia significativamente i gruppi di età, Lamda di Wilks = 0.99, Chi quadrato = 8.2, p < .005. Infine, tutti i confronti post-hoc risultano significativi, p < .01. I risultati mostrano che tutti i confronti post-hoc sono statisticamente significativi (p < .005). In tutti i casi, la tendenza dell’effetto è lineare. In media, i giovani (18-34) riportano maggiori sintomi di ansia (GAD-7) e depressione (PHQ9) rispetto agli adulti (35-64) e gli adulti riportano maggiori sintomi di ansia e depressione rispetto agli anziani (>64). 

Interazione tra i costrutti indagati 

Per indagare l’ultima ipotesi effettuata secondo cui peggioramenti nella percezione di stabilità economica percepita a causa dell’emergenza CO- VID-19 possono essere associati a maggiori sintomi di ansia e depressione, nel campione indagato sono stati calcolati due nuovi indici partendo dai 3 item sviluppati appositamente per indagare la stabilità economica ovvero: “delta stabilità durante” e “delta stabilità dopo” (Tabella 4). Questi due nuovi indici misurano rispettivamente lo scarto per ogni soggetto tra i punteggi di stabilità economica percepita prima dell’emergenza e i punteggi durante e al termine (ipotizzati) dell’emergenza, con riferimento alla Tabella 2 sopra riportata: 

  • “delta stabilità durante”: “punteggi item 1” – “punteggi item 2” 
  • “delta stabilità dopo”: “punteggi item 1” – “punteggi item 3” 

In conseguenza, più alti sono i punteggi ottenuti su questi nuovi indici più la percezione della stabilità economica durante e dopo l’emergenza COVID-19 risulta peggiorata rispetto a prima dell’inizio dell’emergenza. 

Tabella 4. Punteggi medi per i costrutti indagati 
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È stata condotta una correlazione Pearson che ha esaminato l’interazione tra stabilità economica familiare percepita (“delta stabilità durante” e “delta stabilità dopo”) e le misure di ansia (GAD-7) e depressione (PHQ-9). La relazione tra “delta stabilità durante” e ansia (GAD-7) era positiva, moderata e statisticamente significativa (r = .167 p < .001). La relazione tra “delta stabilità dopo” e ansia (GAD-7) era positiva, moderata e statisticamente significativa (r = .158 p < .001). La relazione tra “delta stabilità durante” e depressione (PHQ9) era positiva, moderata e statisticamente significativa (r = .115 p < .001). La relazione tra “delta stabilità dopo” e depressione (PHQ9) era positiva, moderata e statisticamente significativa (r = .100 p < .001). Infine, la relazione tra ansia (GAD-7) e depressione (PHQ9) era positiva, forte e statisticamente significativa (r = .662 p < .001). 

Discussione 

I dati analizzati hanno mostrato risultati interessanti in linea con le domande di ricerca elaborate per il seguente studio, mettendo in evidenza differenze significative dovute all’epidemia COVID-19 in relazione alla stabilità economica percepita sia rispetto al passato (pre-emergenza), sia rispetto al futuro (post-emergenza) e sia riguardo ai livelli di ansia e depressione generati a causa dell’impatto psicologico del lockdown e dell’impatto dell’emergenza in generale. 

Nello specifico è stato dimostrato come la percezione della stabilità economica all’interno delle famiglie si sia aggravata durante lo stato di emergenza causato dal virus. Infatti, la propria situazione economica viene percepita come generalmente più instabile rispetto a prima dell’inizio dello stato d’emergenza. Questo probabilmente è dovuto alle difficoltà lavorative riscontrate a causa delle restrizioni emanate dal governo. Tutti i tipi di impieghi che non offrivano beni di prima necessità sono stati sospesi per circa due mesi e solo una piccola parte di questi è stata completamente sostituibile con attività di smart-working. Dai risultati è emerso anche un significativo peggioramento della percezione della propria stabilità economica familiare rispetto al futuro e alla fine della situazione emergenziale. Nonostante la fase due abbia permesso la ripresa di molte attività non legate alla produzione di beni di prima necessità, sono ancora molte le limitazioni dovute alla prevenzione del contagio che mettono a repentaglio l’efficienza lavorativa, non permettendo ancora il raggiungimento del massimo introito ottenibile. Inoltre, a causa delle difficoltà di previsione dovute alla complessità della tipologia di virus, molte famiglie potrebbero considerare ancora lontana la fine dello stato di emergenza e il ritorno ad una situazione di normalità simile a quella precedente l’emergenza. 

Per quanto riguarda i livelli di ansia e depressione generati dallo stress dovuto all’impatto psicologico delle restrizioni dello stato di lockdown e dello stato emergenziale in generale, è stato dimostrato come la popolazione femminile riporti punteggi più elevati rispetto a quella maschile. In letteratura è stato dimostrato come le donne in generale siano più predisposte a sviluppare disturbi di ansia (Remes et al., 2016) e depressione (Nolen-Hoeksema, 2001) rispetto agli uomini. Il particolare stato di lockdown potrebbe aver accentuato questa propensione. Basti pensare allo spropositato aumento delle attività di gestione, cura e attenzione per la propria casa e per l’intera famiglia a cui la maggior parte delle donne è andata incontro a causa delle misure restrittive e generando ulteriore di stress. Inoltre, è stato osservato che in generale gli anziani hanno manifestato minori livelli di ansia e depressione rispetto ai giovani e agli adulti durante lo stato di quarantena. Infatti, i risultati hanno evidenziato che in media, i giovani (18-34) riportano maggiori sintomi di ansia e depressione rispetto agli adulti (35-64) e gli adulti riportano maggiori sintomi di ansia e depressione rispetto agli anziani (>64). Studi precedenti hanno dimostrato come la regolazione emotiva venga utilizzata in maniera più adeguata attraverso l’invecchiamento, agendo come una difesa più efficace in contesti di stress elevato come quello generato dallo stato di lockdown (Charles & Carstensen, 2014). Infatti, la popolazione anziana, giunta ormai quasi al termine del proprio arco di vita e avendo probabilmente già vissuto esperienze traumatiche e stressanti come guerre e ulteriori epidemie, potrebbe tendere a considerare tali situazioni d’emergenza in maniera più positiva e addirittura sottovalutare l’alto rischio di mortalità a loro rivolto. 

Infine, in linea con l’ultima ipotesi formulata, è stata dimostrata l’esistenza di una relazione tra l’impatto economico percepito e l’impatto psicologico subito a causa dell’emergenza. Nello specifico, sono emerse due correlazioni significative tra: la differenza della percezione dell’attuale stabilità economica con quella precedente all’emergenza e i livelli di ansia e depressione; la differenza della percezione della futura stabilità economica con quella attuale e i livelli di ansia e depressione. Queste due relazioni dimostrano come chi effettivamente si considera attualmente meno stabile economicamente rispetto al passato raggiunga livelli più elevati di ansia e depressione; allo stesso modo, chi considera la propria stabilità economica futura meno stabile rispetto a quella presente abbia punteggi di ansia e depressione maggiori. Il considerare la propria situazione economica attuale e futura come instabile potrebbe generare ulteriori stati di paura e preoccupazione per la propria sopravvivenza e il proprio benessere fisico e psicologico e probabilmente, di conseguenza, questi potrebbero indurre e quindi spiegare i maggiori livelli  di stress psicologico indicati. Ulteriori studi futuri dovrebbero indagare più a fondo questo tipo di relazione cercando di comprendere quali siano i fattori sottostanti che possano spiegare al meglio tale risultato. 

Conclusioni 

L’epidemia da COVID 19 e le misure restrittive relative allo stato di lockdown hanno determinato notevoli ripercussioni economiche e un forte impatto psicologico andando ad inficiare il benessere dell’individuo e dimostrando ulteriormente il forte impatto psicosociale ed economico comportato da situazioni emergenziali dovute ad epidemie, come già accaduto in passato. Inoltre, le condizioni di instabilità economica percepita e di stress psicologico rilevato confermano l’esistenza di un forte legame tra le ricadute economiche e quelle psicosociali. I risultati mostrati forniscono pertanto una base per le ricerche future e inducono ad una riflessione sul ruolo che ulteriori variabili possano avere per spiegare i meccanismi sottostanti ad entrambi gli effetti degli impatti psicosociali ed economici della pandemia da COVID-19, al fine di preservare e garantire il benessere dell’individuo.

Adolfo Di Crosta, Roberta Maiella, Pasquale La Malva, Rocco Palumbo, Alberto Di Domenico

Bibliografia
  1. https://www.who.int/news-room/q-a-detail/q-a-coronaviruses 
  2. https://www.cdc.gov/coronavirus/2019-ncov/
  3. https://lab24.ilsole24ore.com/coronavirus/
  4. http://www.governo.it/it/articolo/coronavirus-firmato-il-dpcm-22-marzo-2020/14363 
  5. Centers for Disease Control and Prevention. Quarantine and isolation. 2017.
  6. https://www.cdc.gov/quarantine/index.html 
  7. https://www.unido.org/stories/coronavirus-economic-impact 
  8. COVID-19 Pandemic in the World of Work: ILO Monitor: COVID-19 and the world of work. 2nd Edition. https://www.ilo.org/global/about-the-ilo/WCMS_740877/lang–en/index.htm 
  9. https://www.corriere.it/economia/aziende/cards/coronavirus-10percento-aziende-italiane-default-se-l-emergenza-non-si-ferma-entro-l-anno/crollo-pil_principale.shtml 9  https://www.money.it/coronavirus-italia-conseguenze-economiche-PIL-ex-port-e-Piazza-Affari