colesterolo

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Esercizio fisico e malattie cardiache

L’ipotesi che l’esercizio di resistenza a lungo termine possa portare a un aumento paradossale dell’aterosclerosi coronarica è stato nuovamente sollevato da un recente studio. Nello studio Master@Heart, gli atleti che avevano svolto lavoro di resistenza per tutta la vita, avevano più placche coronariche, comprese più placche non calcificate, rispetto a individui in forma e sani con un profilo di rischio cardiovascolare altrettanto basso.

Lipoproteina (a) e calcio coronarico: fattori di rischio

Possono essere utili i risultati di un recente studio che ha valutato in soggetti sani quale sia il ruolo di Lp(a) e del calcio coronarico quali fattori indipendenti di rischio vascolare. Lp(a) è un parametro geneticamente determinato: può bastare una sola determinazione nella vita di un paziente, in quanto le sue variazioni (anche per effetto dei farmaci) sono per lo più modeste. Il calcio coronarico è un marcatore molto specifico di progressione di aterosclerosi

Aterosclerosi: una crono-storia (lipidica)

In questo articolo il Prof. Manzato riassume brevemente la cronostoria della ricerca sulle malattie cardiovascolari, dalle mummie egizie ai giorni nostri.
Il fine è quello di non dimenticare mai come la ricerca scientifica sia un processo in continua evoluzione e di come sia un compito imprescindibile del medico quello di mantenere una formazione costante per il beneficio dei propri pazienti.

Lipoproteina (a): considerazioni biochimiche e analisi degli studi

Quanto incide la Lipoproteina(a) sul rischio cardiovascolare? Identificata da Kare Berg all’inizio degli anni Sessanta, la lipoproteina(a) è una glicoproteina simile al plasminogeno e sintetizzata dal fegato. È costituita dal legame tra l’apolipoproteina (apo)B e la glicoproteina apo(a) ed ha una bassa densità simile a quella della lipoproteina LDL, dalla quale si differenzia appunto per la presenza di apo(a). Apo(a) è caratterizzata da ripetizioni di una struttura insolita detta ‘kringle’ […]

Sulle statine e sull’acido bempedoico

   Il controllo del rischio cardiovascolare nel paziente ipercolesterolemico richiede, oltre ad un deciso intervento sullo stile di vita, anche il ricorso alla terapia farmacologica.    Il classico armamentario farmacologico contro l’ipercolesterolemia, costituito a lungo dai soli inibitori della idrossimetilglutaril-coenzima A (HMG-CoA) reduttasi, più semplicemente noti come statine, nonché da ezetimibe, è stato recentemente arricchito da numerose molecole, quali gli inibitori della proproteina convertasi subtilisina/kexina tipo 9 (PCSK9) [1]. Altri […]

Arteriopatia periferica: opportunità perse

Concentrando l’attenzione sul distretto coronarico si è persa di vista una caratteristica fondamentale della malattia aterosclerotica, che è quella di essere una malattia polidistrettuale, che interessa diffusamente le arterie. Più recentemente rispetto al distretto coronarico sono stati valutati gli effetti dannosi del colesterolo e gli effetti benefici della terapia ipolipidemizzante anche in altri distretti arteriosi, in particolar quello cerebrale e quello periferico.

La placca: regredisce?

Quando un paziente viene informato che la causa dei suoi mali consiste in un restringimento di una arteria provocato da una placca, egli rivolge spontaneamente al medico una domanda: il restringimento può regredire? Esistono ovviamente tecniche oggi disponibili che rendono possibile dilatare una stenosi arteriosa, ma il problema sollevato dal paziente sta nella possibilità di fermare la progressione, o meglio ancora di far regredire una placca aterosclerotica. Fino a poco […]

La terapia statinica

Il controllo del rischio cardiovascolare nel paziente ipercolesterolemico richiede, oltre ad un deciso intervento sullo stile di vita, anche il ricorso alla terapia farmacologica. Le statine riducono significativamente il rischio di eventi fatali e non fatali ma vi sono rischi d’interruzione della terapia per via dell’intolleranza alle stesse, che coincide largamente con la comparsa di sintomi muscolari.

Mancate aderenza e persistenza in terapia delle malattie cardiovascolari

Il decremento della mortalità successiva all’introduzione delle terapie antiipertensiva, ipoglicemizzante ed ipocolesterolemizzante ed all’uso degli antiaggreganti piastrinici sembra essersi stemperato nel tempo, mentre appare lo spettro di una anticipazione degli eventi cardiovascolari, anche prima della sesta decade. La prevenzione delle malattie cardiovascolari dovrebbe essere maggiormente spinta, sia in termini di ampiezza della popolazione trattata che di intensità ed obiettivo del singolo trattamento, anche se molti elementi fanno sospettare che le terapie preventive non siano sempre usate come dovrebbero dal singolo paziente.

Aterosclerosi sub-clinica: qualche informazione in più

Lo studio PESA è uno studio longitudinale effettuato su 4184 dipendenti di una banca volto ad esaminare i parametri biologici e comportamentali associati con lo sviluppo della aterosclerosi sub-clinica.
Attraverso le analisi, condotte con tecniche di imaging cardiovascolare ormai molto diffuse, si indaga sugli esordi della malattia aterosclerotica in una coorte di individui (63% uomini e 37% donne) di età mediamente adulta in soggetti a basso rischio.

Cosa sono le coronaropatie

Le coronaropatie, o malattie coronariche, sono anche chiamate cardiopatie ischemiche. Si sviluppano quando le arterie coronarie non riescono a fornire abbastanza sangue ricco di ossigeno e sostanze nutritive al cuore.
Cosa provoca le coronaropatie? E quali sono (se ci sono) i sintomi?
Approfondiamo questo argomento leggendo l’articol

Acido bempedoico e trattamento dell’ipercolesterolemia familare eterozigote

   L’ipercolesterolemia familiare eterozigote (HeFH) è un disordine ereditario del metabolismo lipidico,  determinato generalmente da una mutazione allelica singola e caratterizzato da un incremento precoce e consistente del colesterolo circolante veicolato dalle lipoproteine a bassa densità (LDL) (1).     Le manifestazioni cliniche determinate dalla mutazione e, ne consegue, dall’elevazione della LDL colesterolemia sono estremamente rilevanti, con comparsa di malattia aterosclerotica – anche fatale – nei casi più gravi fin dalle prime due decadi […]

Diabete e colesterolo: che fare?

Nonostante i notevoli passi avanti fatti negli ultimi anni le malattie cardiovascolari restano la principale causa di morbilità e mortalità nei pazienti diabetici. La Società Americana di Diabetologia all’inizio di ogni anno pubblica un aggiornamento dei cosiddetti “Standard di cura del diabete”. Vediamo cosa fare

Colesterolo & Evoluzione

Il Prof. Andrea Poli tratta un interessante punto di vista in merito al tema della gestione del colesterolo: come mai l’evoluzione umana ha “permesso” che vi fosse un fattore di rischio così importante con l’incedere dell’età? Come mai il corpo umano non ha provato a limitarne i danni? In considerazione delle possibili complicanze, il colesterolo può essere considerato un problema per la nostra specie? Prima parte Seconda Parte

L’eleggibilità all’associazione fissa ipolipemizzante/antipertensiva

La presenza combinata di ipertensione e ipercolesterolemia è stata ampiamente associata ad un incremento significativo dell’incidenza di complicanze cardiovascolari. Nonostante evidenze indichino come un regime politerapico con farmaci antipertensivi e ipolipemizzanti possa essere efficace nel ridurre l’insorgenza di eventi cardiovascolari, diversi studi hanno mostrato una quota non ottimale di pazienti trattati in modo appropriato con tali terapie.

Pemafibrato: il primo attivatore selettivo del PPAR-α

I fibrati attivano i PPAR-α, recettori ormonali nucleari epatici, che fungono da fattori trascrizionali regolati anche da acidi grassi e loro derivati. L’attivazione dei PPAR-α (i) aumenta la produzione della lipasi lipoproteica e dell’apolipoproteina A-V e diminuisce i livelli plasmatici di apoCIII. I PPAR-α possono anche essere coinvolti nell’omeostasi glucidica, nell’infiammazione, e nella funzione vascolare

Antiossidanti ed eventi cardiovascolari

Le LDL ossidate sono captate dai macrofagi presenti nella parete arteriosa che così finiscono con il trasformarsi in cellule schiumose, ripiene di lipidi.
Recentemente gli studi condotti con la tecnica della “randomizzazione mendeliana” hanno permesso di conoscere meglio come alcuni fattori di rischio si associno agli eventi vascolari.

Gestione ottimale della dislipidemia nei pazienti in prevenzione secondaria

La presenza di elevati livelli di colesterolo LDL rappresenta una rilevante causa di malattia vascolare su base aterosclerotica pertanto è necessario abbassare durevolmente il colesterolo LDL e ridurre il rischio.
Al fine di illustrare l’applicazione delle attuali linee guida in vari contesti clinici si è voluto sintetizzare l’evidenza disponibile per gli agenti ipolipemizzanti tradizionali ed emergenti.

Guida alle Linee Guida ESC/EAS 2019 per il management delle dislipidemie

Ogni anno, in Europa le malattie cardiovascolari sono responsabili di oltre quattro milioni di decessi. L’aumento di C-LDL è una causa prevalente di atherosclerotic cardiovascular disease e, parimenti, la riduzione degli eventi cardiovascolari correla linearmente con la riduzione dei livelli di colesterolo LDL, senza una soglia inferiore (almeno fino a 35 mg/dl)