Sin dall'inizio della pandemia da Covid-19 la SISMED aveva lanciato un grido di allarme in merito al rischio che il virus Sars-CoV-2 potesse colpire indirettamente anche i pazienti affetti da malattie croniche i quali, con la chiusura dei reparti e degli ambulatori ospedalieri, non avrebbero potuto accedere alle cure prescrivibili soltanto dai medici incaricati.
In particolare, in relazione ai Nuovi Anticoagulanti Orali, la mancata prescrizione del piano terapeutico precludeva ai pazienti la possibilità di accedere a cure importantissime per la gestione delle patologie prima causa di decesso in Italia, aggravando e cronicizzando la crisi sanitaria acuta che stiamo attraversando. Si veniva inoltre ad acuire un fattore di comorbidità che certamente, è stato riscontrato, contribuisce all'aumento della percentuale di letalità nei pazienti covid-positivi.
In una lettera aperta datata 10 Aprile avevamo chiesto, ad alta voce, di liberalizzare temporaneamente la prescrizione dei Nuovi Anticoagulanti orali. Scrivevamo infatti:
[...] nei pazienti con infarto è stata notata una riduzione significativa dei ricoveri, nelle ultime settimane, superiore al 50%. Anche per quanto riguarda la Fibrillazione Atriale non Valvolare (FANV) gli unici accessi che si verificano in Pronto Soccorso sembrano essere quelli dei pazienti con grave sintomatologia aritmica, mentre la chiusura di molti ambulatori e reparti di cardiologia per l’emergenza COVID ha contribuito ad una significativa riduzione del numero di nuove diagnosi di Fibrillazione Atriale ed alla quasi totale impossibilità di gestire i pazienti in trattamento con warfarin, [...] in modo da evitare il rischio di ictus o di severe emorragie.
Per attraverso il nostro Presidente Nazionale avevamo anche rilasciato delle video interviste sul tema, ricordando come "le misure di distanziamento sociale, la chiusura degli ambulatori e la paura del contagio stiano impattando sulla diagnosi e sul trattamento adeguato di molte patologie croniche e in particolare di quelle cardiovascolari", e che "i trattamenti anticoagulanti potrebbero avere un ruolo nella gestione delle trombosi polmonari massive che si verificano in molti pazienti COVID."
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