Giuseppe Di Pasquale1, Gabriele Catena2, Giuseppe Musumeci3, Elio Staffiere2, Giulio Olindo Del Gusto2, Stefania Paolillo4, Pasquale Perrone Filardi5
- Specialista in Cardiologia, Editor Giornale Italiano di Cardiologia;
- Cardiologo SISMED (Società Italiana Scienze mediche);
- Direttore Cardiologia Ospedale Mauriziano di Torino, past president GISE (Società Italiana di Cardiologia Interventistica);
- Ricercatrice, Università degli Studi di Napoli Federico II;
- Professore Ordinario di Cardiologia Università degli Studi di Napoli Federico II
Articolo pubblicato originariamente su Patient and Cardiovascular Risk, Anno XII - Estratto 1 del N. 1, 2020 - ISSN 2039-8360
I pazienti con fibrillazione atriale e insufficienza renale cronica sono a più alto rischio di stroke, sanguinamento e mortalità rispetto a quelli con funzione renale conservata. In questi pazienti la gestione della terapia anticoagulante richiede un monitoraggio clinico attento e costante nel tempo dal momento che il volume di filtrazione glomerulare tende a peggiorare nel tempo.
Fibrillazione atriale e insufficienza renale cronica
Fibrillazione atriale (FA) e insufficienza renale cronica (IRC) sono patologie entrambe caratterizzate da una prevalenza in continuo aumento, in relazione all’in-vecchiamento della popolazione. Molteplici fattori di rischio sono in comune alle due malattie e la riduzio-ne della funzione renale si associa ad un incremento dell’incidenza di FA (1-4).
Dura Lex sed Lex - Accesso riservato
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