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Variante Omicron, cosa dicono i dati disponibili?

Una settimana di notizie

Lo scorso 25 Novembre alcuni scienziati Sudafricani hanno riportato la notizia di aver identificato una nuova variante del virus Sars-CoV2 (il virus responsabile della Covid-19).

La prima sequenza di questa nuova variante è stata prelevata nella la prima decade di novembre da un paziente positivo al virus, mentre la stessa variante veniva sequenziata in campioni provenienti da pazienti di stati limitrofi.

La nuova variante, tecnicamente denominata B.1.1.529 è stata subito oggetto di forte interesse per la comunità scientifica, giacché è sembrata essere molto veloce nell’espandersi. Anche a scapito della varianta Delta, attualmente dominante in Sudafrica (e nel mondo) e considerata molto trasmissibile.

Nell’arco di 2 settimane la nuova variante è diventata dominante tra tutte le infezioni della Provincia di Guateng (la provincia di Pretorie e Johannesburg ndr), un’area già duramente colpita dall’ondata di variante Delta nel corso dell’inverno sudafricano (giugno-settembre)

Il 26 novembre, un meeting di urgenza dell’Organizzazione mondiale della Sanità, ha dichiarato la nuova variante “VoC” (variante che desta preoccupazione) e l’ha denominata Omicron.

Nel frattempo, alcuni Stati hanno dichiarato di aver riscontrato la variante Omicron in alcuni passeggeri positivi in arrivo dall’Africa meridionale, determinando un blocco dei voli verso alcuni stati africani, tra cui il Sudafrica.
In realtà, come riportato dal The Guardian, già in due campioni di test prelevati il ​​19 e 23 nei Paesi Bassi era stata riscontrata la variante Omicron del coronavirus.

Ma quali sono le notizie verificate che possiamo dare con certezza?

Dati davvero molto preliminari

A stato attuale è ancora molto presto per poter determinare con un ragionevole margine di certezza quanto possa essere trasmissibile la nuova variante scoperta in Sudafrica.

Quello che sappiamo con certezza, finora, è che la nuova variante presenta molte mutazioni sia rispetto al virus originario che rispetto alle varianti fin qui diventate dominanti (alfa e delta) nel mondo. Alcune di queste mutazioni erano state già identificate in varianti considerate pericolose perché maggiormente difficili da bloccare dai vaccini a disposizione (la variante beta, ad esempio), mentre alcune altre sono peculiari di Omicron.

differenza delle mutazioni tra le diverse varianti – fonte: outbreak.info

Soltanto nei prossimi giorni e nelle prossime settimane, quando sarà stato possibile analizzare i nuovi dati in arrivo nei centri di ricerca, sarà possibile conoscere meglio il tasso di immune evasion e di trasmissibilità pura della nuova variante.

Questo articolo riprenderà “lo stato dell’arte” riportato dai massimi ricercatori attualmente impegnati nello studio di Omicron, come Trevor Bedford, virologo impegnato nell’evoluzione e nell’immunità da Covid-19 e Tulio de Olivera, direttore del centro per la risposta e l’innovazione epidemica del Sud Africa. Ed altri ancora.

Cosa sappiamo finora?

Trasmissibilità o evasione immunitaria?

Il profilo mutazionale di Omicron suggerisce un vantaggio di trasmissione potenzialmente significativo. Scrive Christian Althaus: “[si ha] un vantaggio di crescita stimato di Omicron di 0,43 al giorno rispetto a Delta.”

Assumendo lo stesso tempo di generazione, il vantaggio di trasmissione potrebbe agire su due livelli:

  1. aumento della trasmissibilità,
  2. evasione immunitaria.

Lo scienziato analizza quindi le due variabili, giungendo alla conclusione che la crescita nei casi a cui si è assistito nella provincia del Gauteng sarebbe giustificabile solo attraverso un R0 pari a 10-30 (Delta ha un R0 di 6).
“Non impossibile, ma improbabile”.

Appare più evidente che questo aumento dei contagi possa essere giustificato dall’evasione immunitaria della variante, piuttosto che la sua trasmissibilità: considerati i tassi di mortalità e di positività registrati dall’inizio della pandemia, è probabile che quasi tutti in Sudafrica siano stati infettati da SARSCoV2 e abbiano sviluppato un’immunità parziale contro la reinfezione.
Inoltre, il 24% della popolazione è stato completamente vaccinato. Una percentuale molto bassa rispetto a quella italiana, ma che deve essere vista assieme al dato sulle infezioni.

“La proporzione della popolazione completamente protetta (“immune”) contro l’infezione e l’ulteriore trasmissione deve essere piuttosto elevata. Se assumiamo Ω = 75%, otteniamo un’evasione immunitaria del 93% (IC 95%: 32-100%), ovvero Omicron eluderebbe l’immunità protettiva nel 93% degli individui.

“D’altro canto”, continua lo scienziato, “se Ω = 90%, ottenerremmo un’evasione immunitaria “soltanto” del 31%. Ciò illustra chiaramente l’attuale livello di incertezza su Omicron“.

Trevor Bedford giunge ad un’ipotesi similare, ma si focalizza sul Rt della nuova variante

Osservando come le varianti precedenti hanno mostrato solo un modesto potenziale di fuga dall’immunità generata dalla vaccinazione o dall’infezione con virus SARS-CoV-2, ma hanno variato considerevolmente nella loro trasmissibilità intrinseca, a Omicron mancano molte delle mutazioni senza picco che sembrano contribuire all’aumento della fitness di Delta.

Lo scienziato ipotizza quindi che la trasmissibilità di Omicron possa essere simile a quella di Gamma (la cosiddetta variante inglese), quindi inferiore a Delta, ossia la variante dominante nel mondo attualmente.

Purtroppo, questo dato può determinare comunque un aumento della trasmissione dei casi: “con alti livelli di immunità della poplazione, un ipotetico virus Omicron con R0 modesto ma fuga immunitaria parziale si diffonderà più velocemente di un virus simile a Delta con R0 alto ma poca fuga immunitaria.

La possibile collocazione di Omicron in una popolazione con 80% di immunità al ceppo Sars-CoV2 originario. Fonte: Trevor Bedford

Secondo nuovi studi preliminari inoltre, come suggerito da Eric Topol, parrebbe che la variate Omicron possa aumentare la possibilità di nuova infezione verso i soggetti già guariti da una precedente infezione da Sars-CoV2. Questo contribuirebbe all’aumento delle nuove infezioni giornaliere registrate nelle province Sudafricane.

Cosa significano questi dati?

Come riporta Matteo Villa, analista dell’ISPI e molto attivo nella comunicazione del Covid-19, parrebbe che la variante Omicron, allo stato attuale, “sia più una variante sfuggi-vaccini che ipercontagiosa“.

Rispetto a questo dato, nella giornata del 30 Novembre John Burn-Murdoch, importante analista del Financial Times, ha riportato un interessante grafico sulla dimensione delle ammissioni in Ospedale della variante Omicron rapportata con la variante Delta.

Dice Murdoch: “ho passato la giornata di ieri a mettere insieme i ricoveri per la provincia di Gauteng, in modo da poter confrontare la nascente ondata di Omicron con quelle che l’hanno preceduta. Finora le ammissioni hanno seguito lo stesso percorso delle onde passate. Il fatto che i casi aumentino più rapidamente mentre i ricoveri hanno lo stesso ritmo può suggerire una percentuale inferiore di malattie gravi, ma questo può anche essere semplicemente il risultato di una maggiore immunità acquisita dalle infezioni e vax. O di pazienti più giovani.”

Nel frattempo, come riporta l’ intervista di Repubblica, l’Amministratore Delegato di Moderna, Stephane Bancel, ha suggerito la possibilità che i vaccini attualmente a disposizione potrebbero essere meno efficaci contro la nuova variante.

La stessa azienda Moderna ha comunque dichiarato di poter aggiornare i propri vaccini entro l’inizio del nuovo anno, per avere una produzione di massa della versione aggiornata entro alcuni mesi.

Ciononostante, questa nuova forma di Covid-19 può ancora essere presa di mira da anticorpi da infezione o vaccinazione (con una formulazione aggiornata).
Inoltre, è possibile che Omicron mostri una significativa evasione immunitaria dall’infezione con conseguente rapida diffusione, ma che i vaccini continuino ad essere efficaci nel prevenire gli esiti gravi della malattia (la stessa dicotomia che abbiamo visto con l’immunità calante).

È ancora presto per determinare quale possa essere il grado di protezione ed efficacia che la terza dose di vaccino può garantire, ma stando a quanto riportato dal Jerusalem Post, studi preliminari Israeliani suggerirebbero che la protezione possa essere adeguata e garantita.

Ma allora, perché alcuni scienziati affermano il contrario?

Bisogna determinare innanzi tutto a che tipo di protezione gli scienziati si riferiscono.

Scott Gottlieb, uno dei direttore della Pfizer ed ex-commissario della Food and Drug Administration, ha dichiarato lo scorso 29 novembre di nutrire “… un ragionevole grado di fiducia […] che con almeno tre dosi il paziente avrà una protezione piuttosto buona contro questa nuova variante”.

Questa affermazione non è contraria a quanto dichiarato dagli scienziati riportati nella prima parte di questo articolo.
Semplicemente, è possibile che i vaccini attualmente in circolazione, soprattutto se effettuata la terza dose di richiamo, possano essere molto efficaci nel prevenire gli esiti moderati o severi della malattia, permettendo però ai pazienti di poter essere infettati in modo asintomatico o lieve.

Quali i sintomi?

Ancora non lo sappiamo con certezza.

Secondo alcuni resoconti aneddotici (basati cioè sulla testimonianza diretta di alcuni malati, ma senza dati numericamente apprezzabili e svolti in cieco o doppio cieco) parrebbe che la variante omicron possa generare dei sintomi lievi negli infettati.
“Stanchezza, mal di testa, prurito in gola, leggero raffreddore” questi i sintomi raccontati dalla Dott.ssa Angelique Coetzee a rainews24

È altresì possibile che questi sintomi siano quelli ravvisabili in pazienti già vaccinati, mentre non vi è ancora una condivisione di quali possano essere i sintomi nella popolazione non vaccinata e non venuta a contatto precedentemente con il virus.

Riassumendo

È ancora presto per poter fare analisi accurate sulla variante.
Nelle prossime settimane si potranno sciogliere molti dubbi, ma allo stato attuale parrebbe che la variante omicron non sia più trasmissibile di Delta, ma che possa sfuggire meglio ai vaccini.

Ancora non sappiamo se la malattia possa essere più buona, e non sappiamo neanche se diverrà dominante a scapito di Delta o se possa prenderne alcuni spazi, generando una temporanea coabitazione.

Ciò che sappiamo, è che i sintomi nei vaccinati pare siano lievi, e che il richiamo con la terza dose pare possa migliorare la performance del nostro sistema immunitario nei confronti di Omicron che, lo ricordiamo, è composto da anticorpi ma anche da cellule T.

Per ora è imperativo che si continuino ad utilizzare quei sistemi di igiene che abbiamo imparato a conoscere: mascherina, igiene delle mani, distanziamento.
Il periodo invernale porta gli uomini a ritrovarsi maggiormente in ambienti chiusi, ed è proprio in questo periodo che aumenta la circolazione del virus. È necessario non abbassare la guarda e migliorare la ventilazione degli spazi comuni.

Adottando questi piccoli accorgimenti, il Coronavirus potrà essere tenuto a bada.